Mecca, oltre mille morti per il caldo: la minaccia del clima sull’Hajj
Oltre la metà delle vittime erano pellegrini “irregolari” che non risultano iscritti. Il maggior numero dei decessi fra egiziani, ma si contano morti fra cittadini di Indonesia, Malaysia e Pakistan. In futuro il rischio di una ulteriore escalation a fronte di un progressivo surriscaldamento del pianeta.
Riyadh (AsiaNews) - Più dei timori della guerra a Gaza e dei rischi legati alla calca nei luoghi santi, in passato fonte di incidenti mortali dal bilancio (a volte) pesantissimo, quest’anno il nemico numero uno per i fedeli alla Mecca per l’Hajj è il caldo. Un bilancio diffuso questa mattina dall’Afp, che tiene conto dei dati forniti dai rispettivi Paesi, finora sono morte oltre mille persone che stanno partecipando, in questi giorni, al pellegrinaggio maggiore ai luoghi santi dell’islam. Ad oggi Riyadh non ha fornito un numero ufficiale dei morti - con l’Egitto che paga il prezzo maggiore con 658 deceduti per afa e colpi di calore - ma sottolinea che la grande maggioranza (almeno 630) erano irregolari che non si erano registrati e non avrebbero titolo per partecipare.
Nel 2023 le vittime fra i musulmani alla Mecca per il pellegrinaggio maggiore sono stati 240 circa, per un evento religioso che anche in passato è stato caratterizzato da incidenti e morti. Malattie trasmissibili come la Sars, l’influenza aviaria e la meningite hanno rappresentato minacce significative in passato. Inoltre, ogni anno decine di migliaia di pellegrini tentano di compiere l’Hajj senza registrarsi o in una condizione di ”clandestinità”, non potendo permettersi i permessi ufficiali che risultano spesso costosi. Le autorità saudite hanno riferito di aver fatto sgomberare centinaia di migliaia di pellegrini non registrati dalla Mecca a inizio del mese, ma sembra che molti siano riusciti a sfuggire ai controlli unendosi al resto dei pellegrini sin dai primi riti venerdì scorso.
Questo gruppo di “irregolari” risulta anche più vulnerabile al caldo e alle alte temperature perché, non avendo permessi ufficiali, non può accedere agli spazi climatizzati messi a disposizione dagli organizzatori per gli oltre 1,8 milioni di pellegrini autorizzati, per rinfrescarsi dopo ore di cammino e preghiera all’aperto. “La gente era stanca dopo essere stata inseguita dalle forze di sicurezza prima del giorno di Arafat. Erano esausti” ha dichiarato ieri un diplomatico arabo, riferendosi alla preghiera all’aperto del 15 giugno che ha segna il culmine dell’Hajj. La principale causa di morte tra i pellegrini è stata il caldo, che ha scatenato complicazioni legate all’alta pressione sanguigna e ad altri problemi cardiovascolari. Confermati decessi anche dai governi di Malaysia, Pakistan, India, Giordania, Indonesia, Iran, Senegal, Tunisia e regione autonoma del Kurdistan iracheno.
A complicare il quadro il fatto che nel 2024 l’Hajj, la cui ricorrenza è determinata dal calendario lunare islamico, è caduto durante la torrida estate saudita. Il centro meteorologico nazionale ha registrato una temperatura massima di 51,8 gradi Celsius ad inizio settimana presso la Grande Moschea della Mecca. Inoltre, secondo uno studio saudita pubblicato il mese scorso, le temperature nell’area stanno aumentando di 0,4 gradi Celsius ogni decennio con prospettive che saranno ancor più critiche in futuro.
Il calendario è determinato dall’anno lunare, che vede il pellegrinaggio spostarsi indietro di 10 giorni ogni anno. E se la tendenza per i prossimi anni sarà quella di andare verso l’inverno, entro il 2040 vi sarà un nuovo picco in estate che potrebbe essere essere “fatale” come ha sottolineato Fahad Saeed, scienziato del clima presso Climate Analytics con sede in Pakistan. I decessi dovuti al caldo durante il pellegrinaggio maggiore alla Mecca non sono una novità e sono stati registrati fin dal 1400. La mancanza di acclimatazione alle temperature più elevate, l’intenso sforzo fisico, gli spazi esposti e la popolazione più anziana rendono i pellegrini vulnerabili. Tanto che, secondo i funzionari sauditi, lo scorso anno oltre 2mila persone hanno sofferto di stress da calore e la situazione andrà a peggiorare col riscaldamento del pianeta.
Secondo uno studio del 2021 pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters, se il mondo si riscalda di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, il rischio di colpi di calore per i pellegrini che partecipano all’Hajj sarà cinque volte maggiore. Ecco perché i decessi attuali rappresentano un’anticipazione di ciò che accadrà alle decine di milioni di musulmani che nei prossimi decenni intraprenderanno il pellegrinaggio. “Si svolge in un certo modo da più di mille anni e il clima è sempre stato caldo” ha dichiarato Carl-Friedrich Schleussner, consulente scientifico dell’istituto tedesco Climate Analytics. “Ma... la crisi climatica sta aumentando la gravità delle condizioni”. E anche alcuni rituali, conclude, come la scalata rituale del monte Arafat sono diventate “incredibilmente pericolose per la salute umana”.
26/06/2023 10:51
13/08/2019 08:56