10/09/2024, 13.11
MALAYSIA - CINA
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Mar Cinese meridionale: Pechino chiede a Kuala Lumpur di fermare le attività estrattive

di Joseph Masilamany

La compagnia statale della Malaysia opera in aree che sono sotto la sovranità nazionale. In una nota inviata all'ambasciata malese, la Cina ha espresso il proprio disappunto, anche se il premier Anwar Ibrahim in passato aveva accennato alla possibilità di negoziati per risolvere la questione delle rivendicazioni cinesi.

Kuala Lumpur (AsiaNews) - La Cina ha chiesto alla Malaysia di interrompere tutte le attività di estrazione di petrolio al largo delle coste dello Stato di Sarawak, dove opera la compagnia Petronas. Una richiesta avanzata tramite una nota di protesta inviata all’ambasciata malese in Cina la settimana scorsa, secondo quanto scritto dal quotidiano Philippine Daily Inquirer, che ha pubblicato il documento. “La parte cinese, ancora una volta, esorta la parte malese a rispettare realmente la sovranità territoriale e gli interessi marittimi della Cina e a interrompere immediatamente l'attività di esplorazione”, si legge nella nota.

La Cina accusa la Malaysia di invadere le aree delimitate nel Mar Cinese meridionale dalla cosiddetta linea dei nove tratti, su cui Pechino rivendica la propria sovranità, anche se si tratta di una zona a soli 100 km da Sarawak e a quasi 2mila chilometri di distanza dalla Cina continentale. E anche se nel 2016 la Corte permanente di arbitrato dell'Aia ha dichiarato nulle e illecite le rivendicazioni cinesi. 

Il documento esprime anche un certo disappunto per le attività di esplorazione di gas e petrolio vicino alla barriera corallina di Luconia, un’area che i malesi chiamano “Gugusan Beting Raja Jarum”, e la Cina conosce come “Nankang Ansha” e “Beikang Ansha”. La zona si trova a circa 150 chilometri a nord del Borneo malese, all'interno della zona economica esclusiva di 200 miglia nautiche dalla Malaysia. 

Negli ultimi anni la Cina ha aumentato il numero di attività militari nel Mar Cinese meridionale nel tentativo di far valere le proprie rivendicazioni territoriali, entrando in collisione con Taiwan e i Paesi del sud-est asiatico.

Al contrario, il primo ministro malese Anwar Ibrahim, nel tentativo di calmare le tensioni, ha finora usato toni diplomatici  concilianti. Solo tre mesi fa il premier aveva definito la Cina un “vero amico”. “La gente dice: la Malaysia è un'economia in crescita. Non permettete alla Cina di abusare del suo privilegio e di estorcere denaro al Paese. Io ho risposto di no. Al contrario, vogliamo trarre vantaggio l'uno dall'altro, vogliamo imparare l'uno dall'altro e vogliamo trarre profitto da questo impegno”, aveva affermato Anwar Ibrahim durante la visita del primo ministro cinese Li Qiang il 20 giugno. 

L'anno scorso, Anwar aveva suscitato una certa indignazione per aver suggerito che il governo era pronto a negoziare le rivendicazioni territoriali della Cina nel Mar Cinese meridionale. “Ho sottolineato che la Malesia considera l'area come territorio malese, quindi Petronas continuerà le sue attività di esplorazione”, aveva detto il premier, informando il Parlamento. “Ma se la Cina ritiene che questo sia un suo diritto, la Malaysia è aperta ai negoziati”.

Dichiarazioni che avevano attirato l'immediata condanna dell’opposizione malese, rappresentata dalla coalizione del Perikatan Nasional. L’ex primo ministro Muhyiddin Yassin aveva commentato dicendo che i diritti territoriali della Malaysia non sono disponibili alla negoziazione “anche se sono rivendicati dalla Cina”. In un secondo momento il governo aveva chiarito che il commento del premier segnalava la volontà che tutte le questioni relative al Mar Cinese Meridionale fossero risolte pacificamente.

La Malaysia esercita la sovranità sugli atolli e la barriera corallina di Luconia dal 1963 e nel 1974 il governo ha incorporato la compagnia energetica Petronas, conferendole i diritti di esplorazione.

Come sottolineato dall'Energy Information Administration statunitense, nel Mar Cinese meridionale si trovano quasi 3,6 miliardi di barili di petrolio e oltre 40mila miliardi di piedi cubi di gas naturale tra giacimenti certi e probabili. Secondo i dati della Rystad Energy di Oslo, la maggior parte di queste risorse si trova all’interno di acque cinesi (1,4 miliardi di barili di petrolio e 5,7 trilioni di piedi cubi di gas naturale) e della Malaysia (1,3 miliardi di barili di petrolio e 29 trilioni di piedi cubi di gas naturale).

Secondo i dati della Malaysian Investment Development Authority, l’industria del petrolio e del gas contribuisce per circa il 20% al PIL malese. Come affermato dall'Istituto Yusof Ishak di Singapore, il settore “è stato sfruttato in modo molto efficace per lo sviluppo economico a lungo termine” grazie alla promozione dell'imprenditorialità nazionale.

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