Mar Cinese meridionale: Hanoi accusa Pechino per l’affondamento di una nave vietnamita
Hanoi (AsiaNews/Agenzie) - Una imbarcazione vietnamita è affondata dopo essere entrata in collisione con una nave cinese, nei pressi di una piattaforma petrolifera piazzata nelle scorse settimane da Pechino in una zona contesta del mar Cinese meridionale. Entrambi i Paesi si lanciano accuse per l'incidente, avvenuto 17 miglia nautiche a sud della piattaforma contesa: la guardia costiera di Hanoi riferisce che l'imbarcazione è stata circondata da 40 navi cinesi, per poi essere speronata. I marinai a bordo accusano gli omologhi cinesi di "tentato omicidio". Di contro per la Xinhua, media ufficiale di Stato cinese, il peschereccio di Hanoi si è scontrato ed è colato a picco dopo aver "ingaggiato un confronto" con le navi di Pechino.
Analisti ed esperti di politica internazionale sottolineano che l'incidente sarà fonte di ulteriore scontro e tensione fra i due Paesi comunisti asiatici. L'atteggiamento aggressivo della Cina ha scatenato una ondata di proteste in Vietnam, che ha assunto una deriva violenta con assalti e roghi. A scatenare la controversia, la decisione di piazzare il Primo maggio scorso una piattaforma per l'esplorazione petrolifera, la Haiyang Shiyou 981, al largo della costa orientale vietnamita. In risposta, nazionalisti vietnamiti hanno promosso proteste di piazza, attacchi mirati contro aziende straniere, roghi e assalti che hanno causato almeno due morti e oltre 140 feriti.
I pescatori a bordo dell'imbarcazione vietnamita lanciano accuse di tentato omicidio e protestano contro un atto "perverso, brutale e disumano" della Cina. Inoltre, secondo Hanoi l'incidente è avvenuto all'interno delle acque territoriali del Vietnam. Pechino respinge al mittente le accuse e aggiunge che "il personale di bordo della nave vietnamita è stato soccorso in maniera appropriata e tempestiva".
Nel frattempo un gruppo di avvocati vietnamiti sta preparando un'azione legale, da sottoporre al tribunale internazionale, contro la decisione di Pechino di piazzare la piattaforma petrolifera nelle acque contese e per gli attacchi alle imbarcazioni battenti bandiera di Hanoi. In risposta, la Cina ha innalzato la retorica nazionalista e imperialista nel mar Cinese meridionale, come riferisce una fonte ufficiale del governo secondo cui le rivendicazioni del Vietnam sulle Paracels sono "assurde e risibili".
Da tempo Vietnam e Filippine manifestano crescente preoccupazione per "l'imperialismo" di Pechino nei mari meridionale e orientale; il governo cinese rivendica una fetta consistente di oceano, che comprende isole contese - e la sovranità delle Spratly e delle isole Paracel - da Vietnam, Taiwan, Filippine, Brunei e Malaysia (quasi l'85% dei territori). A sostenere le rivendicazioni dei Paesi del Sud-est asiatico vi sono anche gli Stati Uniti, che a più riprese hanno giudicato "illegale" e "irrazionale" la cosiddetta "lingua di bue", usata da Pechino per marcare il territorio. L'egemonia riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento di petrolio e gas naturale nel fondo marino, in un'area dell'Asia-Pacifico di elevato interesse per il passaggio dei due terzi dei commerci marittimi mondiali.