Manila celebra l’indipendenza, ma teme l’escalation con Pechino
Nelle Filippine ricorre il 126° anniversario dalla fine della colonizzazione spagnola. Le autorità guardano con preoccupazione alle pretese territoriali cinesi. Marcos ordina ai militari di “essere pronti” a affrontare ogni situazione. Timori anche dalla Chiesa cattolica, che non nasconde il rischio di “perdere la nostra indipendenza”.
Milano (AsiaNews) - Oggi le Filippine celebrano il 126° anniversario della fine della colonizzazione spagnola. E in quello che è il Giorno della liberazione, una forte attenzione è stata data dalle autorità alla sicurezza nazionale e alle pretese territoriali cinesi con le tensioni in aree marittime ai margini o che rientrano nell’area di interesse economico esclusivo di Manila. Una attenzione e una preoccupazione che il presidente Ferdinand Marcos Jr ha espresso durante la visita, il 10 giugno, a reparti dell’esercito a Gamu, nella provincia settentrionale di Isabela.
Dopo avere ricordato le pressioni cinesi e che la vicinanza dell’estremo Nord dell’arcipelago a Taiwan pone il Paese a diretto contatto con le tensioni tra Pechino e Taipei - che coinvolgerebbero Manila in un eventuale tentativo di riportare con la forza Taiwan nella Repubblica popolare cinese - Marcos ha ordinato ai militari di “essere pronti” a affrontare ogni situazione. “La minaccia esterna è ora più accentuata, più preoccupante e per questo dobbiamo essere pronti”, ha aggiunto. Egli ha poi ricordato alle truppe che ora la loro missione non è più solo quella di garantire la sicurezza interna ma anche di affrontare sfide esterne.
Affermazioni che seguono la decisione di pochi gironi fa di includere la provincia di Cagayan, la più settentrionale dell’arcipelago nell’Accordo di Cooperazione estesa per la difesa (Enhanced Defense Cooperation Agreement). Esso consente a truppe statunitensi di potere utilizzare siti di stoccaggio, piste di decollo, alloggiamenti quando richiesto da iniziative congiunte. Una mossa che ha sollevato la reazione contraria di Pechino.
Ad acuire le tensioni in occasione del Giorno della liberazione, anche l’approssimarsi del 15 giugno, data in cui entrerà in vigore un “regolamento marittimo” predisposto dalla Cina con cui si consente fra l’altro la detenzione senza processo per 60 giorni di “intrusi” che dovessero entrare nelle sue acque territoriali, incluse quelle nel Mar cinese meridionale contese con Manila e altre capitali dell’area.
La preoccupazione riguarda anche la Chiesa cattolica filippina. Ancora nei giorni scorsi mons. Broderick Pabillo, vicario apostolico di Taytay, aveva definito la ricorrenza odierna “uno dono di Dio che dobbiamo proteggere. Ancora più - ha aggiunto - in un tempo in cui abbiamo un problema rilevante con la Cina, in cui potremmo essere coinvolti in un conflitto e potremmo perdere la nostra indipendenza”. Il prelato ha sollecitato a mantenere l’equidistanza dagli interessi di altre nazioni.