Manama cancella il ‘matrimonio riparatore’ per gli stupratori
Il Consiglio della Shura ha abrogato “all’unanimità” il controverso articolo 353 del Codice penale. Esso permetteva ai violentatori di evitare il carcere sposando la vittima. Per il ministro della Giustizia ora “non sfuggiranno alla giusta punizione”. Le norme vanno aggiornate “nel momento stesso in cui le società e le culture evolvono”.
Manama (AsiaNews) - Il Bahrein ha abolito l’articolo 353 del Codice penale, una delle legge più controverse e retrograde in tema di diritti umani che permetteva sinora allo stupratore di evitare processo e carcere sposando la vittima, che finiva per esserlo due volte e senza possibilità di opporsi. Ieri il Consiglio della Shura (la Camera Alta del Parlamento locale) ha votato “all’unanimità” la cancellazione della norma, ricevendo il plauso di attivisti e gruppi pro diritti umani che hanno lottato per anni contro la legislazione.
“Gli stupratori non sfuggiranno alla giusta punizione” ha commentato il ministro della Giustizia, affari islamici e dotazioni Nawaf Al Maawada durante la sessione parlamentare. Egli ha proseguito sottolineando che “il Bahrein è un Paese con una cultura musulmana tradizionale” ma che mostra al contempo “rispetto” verso le altre religioni, come testimonia la recente visita di papa Francesco. “I governi - ha poi concluso - devono studiare e aggiornare il quadro normativo, nel momento stesso in cui le società e le culture evolvono”.
La controversia attorno matrimonio riparatore è una questione tuttora aperta e irrisolta in molte nazioni dell’area mediorientale e, in generale, nel mondo musulmano come mostrano le cronache in Bangladesh. Il Bahrain è l’ultimo Paese della regione ad abolire leggi o modificare codici penali che permettevano agli stupratori di evitare l’azione penale semplicemente impegnandosi a sposare le loro vittime. Nel 2017 Libano, Giordania e Tunisia hanno abrogato norme simili nei loro ordinamenti. In direzione contraria la Turchia “nazionalismo e islam” di Recep Tayyip Erdogan che, nel 2020, ha cercato di reintrodurre il matrimonio riparatore abolito nel 2005 a quattro anni di distanza (2016) dal precedente tentativo. Tuttavia, una rivolta popolare guidata dalle donne ha bloccato il disegno di legge, che secondo gruppi attivisti e ong serviva solo a “nascondere” il numero crescente di casi di violenza contro le donne e femminicidio.
Nancy Khedouri, membro del Consiglio Shoura e del comitato Affari esteri, difesa e sicurezza nazionale che ha guidato l’iter di abrogazione parla di decisione importante, che non era più possibile rimandare. Il testo in vigore in passato, sottolinea a The National, “metteva le vittime di stupro in una situazione peggiore dei violentatori” con nozze riparatrici che consentivano di “sfuggire alla legge e alla giusta pena”. Hala Al Ansari, segretario generale del Consiglio supremo per le donne del Bahrain, ricorda che “l’abolizione dell’articolo 353 del Codice penale è in linea con le disposizioni dell’articolo 24 del diritto di famiglia e dell’articolo 27”. Entrambi i punti, prosegue, richiedono che le nozze siano frutto del “consenso fra le parti”. Il voto solleva le donne “da qualsiasi pressione che potrebbe portarle ad accettare il fatto compiuto in caso di aggressione”.
Il coordinatore residente delle Nazioni Unite in Bahrein Khaled El Mekwad, plaude alla decisione di abrogare la norma presa dal Consiglio della Shura parlando di “storica riforma” che rafforzerà “la protezione dei diritti fondamentali delle donne e delle ragazze” nel Paese. “L’articolo 353 del codice penale rappresentava una ulteriore sfida che finiva per punire la vittima, invece di proteggerla, obbligandola a sposare qualcuno che aveva commesso un crimine nei suoi confronti. Tutto questo - conclude - finiva per degradarne la dignità, privarla dei diritti basilari come quello di scegliere il compagno di vita e violando il pilastro del consenso come condizione per la validità del contratto”.
15/09/2017 09:00