09/05/2024, 10.48
MALAYSIA
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Malaysiani contro la ‘diplomazia dell’orango’ per vendere olio di palma

di Joseph Masilamany

Seguendo il modello cinese con il panda, Kuala Lumpur vuole donare un esemplare di scimmia a ciascun Paese che acquisterà la controversa produzione. Reazioni indignate e critiche in rete per una proposta definita “grossolana stupidità”. In questo modo si rischia di distruggere l’ecosistema naturale e mettere a rischio altre specie, fra le quali la tigre di Sumatra. 

Kuala Lumpur (AsiaNews) - Nel novero di una singolare campagna di promozione, il governo malaysiano lancia la “diplomazia dell’orango”: secondo quanto emerge dalla proposta formulata dal ministro per le Piantagioni e le merci Abdul Ghani, Kuala Lumpur intende “omaggiare” con un esemplare di scimmia ogni nazione nel mondo che acquista l’olio di palma di produzione interna. Alla base del progetto vi è la convinzione che rafforzerà le relazioni sul piano internazionale, in particolare con le principali nazioni importatrici fra le quali Unione europea, India e Cina.

La Malaysia è oggi il secondo produttore mondiale di olio di palma dopo l’Indonesia. Tuttavia, l’idea avanzata dal governo per sostenere il commercio di un prodotto controverso ha attirato le ire di gran parte della popolazione, che bolla questa strategia di vendita come “pura idiozia”. Un utente della rete, commentando un articolo pubblicato da Malaysiakini, il principale portale online di notizie del Paese, ha sottolineato che questa “politica dell’imitazione” non avrà mai successo sul piano internazionale. Il riferimento è alla politica promossa a partire dagli anni ‘70 dalla Cina, che offriva in regalo un panda per migliorare le relazioni con altri Paesi. Egli ha anche aggiunto che “questo tipo di regali inediti non rappresentano più un’attrazione, perché la gente presta maggiore attenzione al benessere delle grandi scimmie che vivono negli Stati del Borneo di Sabah e Sarawak, e che stanno per estinguersi”.

Un altro sui social ha descritto la proposta come una “grossolana stupidità”. E si è poi domandato: “È giusto distruggere l’habitat, le unità familiari e la struttura del regno degli oranghi, trasformando le foreste pluviali in piantagioni di palme da olio, solo perché questi primati possano trovare una casa negli zoo stranieri?”. Lo stesso utente della rete ha infine sottolineato che gli oranghi sono primati che hanno bisogno di foreste intatte per sopravvivere e procreare, non di essere rinchiusi in gabbie di ferro negli zoo per essere ammirati dalla gente.

Interpellata da AsiaNews un’insegnante di Sarawak, Marlyn Madrod, che proviene proprio dalla terra degli oranghi, si pone questa domanda: “Le nazioni straniere acquisteranno più olio di palma per ricevere in dono un orango? In realtà, così facendo si incoraggerà solo una maggiore distruzione dell’habitat naturale dell’animale”. “Il suggerimento del ministro - ha commentato la docente - deve essere il più grande scherzo del secolo”. Secondo Madrod, questa proposta è un tentativo di corrompere le nazioni straniere per incentivarle ad acquistare l’olio di palma della Malaysia, che si trova ad affrontare una forte concorrenza a livello globale da parte dei produttori di semi di soia. “Nessuna nazione - conclude - si lascerà ingannare da questa idea distruttiva che mette in pericolo la popolazione degli oranghi e la fa estinguere”.

La “lista rossa” della International Union for Conservation of Nature stima che la popolazione di oranghi del Borneo - condivisa da Brunei, Indonesia e Malaysia - si ridurrà a circa 47mila esemplari entro il 2025. Fra le cause del tracollo vi sarebbero la pressione antropica e la perdita di habitat dovuta proprio allo sviluppo delle piantagioni di olio di palma. Secondo stime dell’agenzia a Sumatra sarebbero rimasti solo 13.500 oranghi.

Secondo l’ong internazionale Sumatran Orangutan Society (Sos), la chiave per salvare gli oranghi è preservare le loro foreste. Senza di esse non possono sopravvivere e senza di loro le foreste stesse perderebbe anche un “giardiniere” fondamentale, proprio perché contribuisce a mantenere la salute e la resilienza dell’ecosistema. “Si tratta inoltre - prosegue l’ong - di un habitat cruciale per molti animali unici e minacciati, come la tigre di Sumatra, il rinoceronte e l’elefante, oltre a innumerevoli tipologie di uccelli, insetti e altre creature. Quindi, proteggendo gli oranghi proteggiamo anche migliaia di altre specie, l’intera biodiversità della foresta pluviale tropicale”.

La protezione dell’habitat dell’orango è una “soluzione naturale per il clima” che aiuterà a ridurre le emissioni e ad adattarsi agli impatti climatici, nell’ambito degli obiettivi climatici globali. Un altro gruppo internazionale di sostegno agli oranghi, con sede nel Regno Unito, afferma che, a causa della deforestazione, la popolazione di oranghi è stata gradualmente decimata. Secondo l’Orangutan Appeal UK, infatti, le piantagioni di palma da olio sono solo un esempio di come le grandi scimmie abbiano subito la perdita del loro ecosistema naturale. 

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