L’islam in Francia nella crisi del coronavirus: non 'punizione', ma occasione di solidarietà
Chiusa la Grande moschea di Parigi. L’invito a chiudere tutte le moschee. La resistenza dei Fratelli musulmani. L’epidemia prima considerata una “punizione” contro i miscredenti; ora è una “prova” per purificare i musulmani. Cresce la solidarietà oltre le divisioni di razze, religioni e nazioni. Una preghiera per tutta l’umanità. Il contributo del Presidente del Consiglio degli imam di Francia.
Parigi (AsiaNews) – I musulmani francesi vivono la crisi del coronavirus nella paura e nel timore di perdere i membri della loro famiglia. Le moschee e i luoghi di culto hanno chiuso le porte. La Grande moschea di Parigi e il suo nuovo rettore, Chems Eddine Hafiz, non hanno atteso a lungo per dare l’esempio alle 4mila moschee e luoghi di culto in Francia. Il rettore della Grande moschea ha preso l’iniziativa e il coraggio di domandare a tutti i musulmani di Francia di compiere le loro preghiere a casa, per evitare la propagazione del virus. Egli ha basato il suo comunicato sui versetti coranici e sulle hadith del profeta che chiedono ai musulmani di essere prudenti e solidali, a fianco dei loro concittadini per combattere questo virus che minaccia la vita di tutti.
Il versetto 195 della sura 2 dice: “E non vi gettate con le vostre stesse mani nella distruzione”.
Le critiche dei Fratelli musulmani
Alcuni imam, vicini ai Fratelli musulmani, hanno criticato la decisione affermando che il virus non si è ancora propagato molto, tanto da far annullare la preghiera e chiudere le moschee. Ma l’evoluzione degli avvenimenti ha dato ragione al rettore della Grande moschea di Parigi, che ha preferito dare ascolto al presidente Emmanuel Macron fin dall’inizio della crisi.
[All’inizio] la maggior parte degli imam hanno considerato questo virus come una prova divina per tutta l’umanità, compresi i musulmani, perché ritorniamo sulla retta via.
Nell’islam, per compiere le cinque preghiere quotidiane, sono obbligatorie le abluzioni; la pulizia deve essere presente negli individui e in seno alle moschee. Il lavaggio, il cambio dei tappeti della preghiera, il lasciare aperte le porte delle moschee – per non toccare le maniglie – domandando ai fedeli di portarsi da casa un tappeto personale per la preghiera. Tutti questi consigli erano stati dati dagli imam e dai responsabili delle moschee per minimizzare il rischio di questo virus contagioso.
“Punizione” contri i miscredenti
Nonostante ciò, varie moschee avevano bisogno di maggior igiene e di rispetto delle regole, anche perché alcuni fedeli pensavano che il virus non era altro che una menzogna inventata dai capitalisti per svuotare i loro beni.
E non era assente la voce degli estremisti. Quando il virus ha cominciato a colpire la Cina, essi non hanno mai smesso di spiegare ai musulmani che il coronavirus era una punizione contro miscredenti, che trasgrediscono le… Ma quando lo Stato saudita – attraverso il principe ereditario Mohammed bin Salman – ha deciso di chiudere d’urgenza la Mecca e Medina ai pellegrinaggi musulmani, quegli estremisti hanno considerato il virus una prova per purificare i musulmani e richiamarli alla fede.
La solidarietà
Una volta di più, diversi imam conosciuti per i loro discorsi umani hanno sfruttato questa occasione per promuovere l’umanità e la solidarietà fra gli Stati e i popoli per vincere questo virus così pericoloso.
Alcuni uomini d’affari musulmani, come il franco-siriano Mohamed Izzet Khettab, hanno sbloccato vari milioni di euro per aiutare le vittime di questa inedita epidemia. Molti ristoranti a Marsiglia, Parigi e Lione distribuiscono gratuitamente il cibo a coloro che sono nella necessità.
L’ambasciatore dell’Arabia saudita, l’on. Saad Nefaie, ha moltiplicato le sue attività per rispondere alle domande dei musulmani francesi che si erano iscritti all’Umrah (il piccolo pellegrinaggio) e all’Hajj (pellegrinaggio maggiore). Fin dal primo giorno della crisi, il governo saudita ha chiesto alla sua ambasciata a Parigi di varare una cellula di crisi per non mettere in pericolo la vita dei pellegrini. Il principe ereditario segue di persona la gestione di questo affare dalla capitale saudita e in modo quotidiano. Va detto che la comunità musulmana in Francia è la prima negli invii annuali di pellegrini alla Mecca.
Abbiamo consacrato una preghiera quotidiana speciale contro il coronavirus, per il bene di tutta la famiglia umana, senza alcuna differenza razziale o religiosa, pregando e pensando a ogni vittima e ad ogni famiglia colpita da questa grave pandemia.
Rifiutiamo in modo totale il discorso di alcuni – malati nella psiche – che pretendono che i morti musulmani siano dei martiri che andranno in paradiso, mentre le altre vittime andranno all’inferno!
Musulmani, cittadini d’Europa
Questi nostri passi non sono piaciuti agli estremisti. Ma la pericolosità del virus e la chiusura delle moschee, li ha privati di una tribuna dove avrebbero potuto criticare e minacciare coloro che promuovono un islam umano e tollerante, soprattutto in questo momento molto difficile che l’umanità intera sta attraversando.
Come tutti i loro concittadini, i musulmani in Francia rispettano le indicazioni date dal governo, sperando che scompaia al più presto questo nemico invisibile che ci fa tanto male e ci mette tutti insieme davanti alla malattia e alla morte.
In vari Paesi arabi, i cittadini locali si rifiutano di accogliere i musulmani europei che ritornano nel loro Paese d’origine: essi rappresentano un grave pericolo sanitario, allo stesso tempo, tutti i Paesi europei trattano loro come cittadini a parte intera.
Ancora una volta, la crisi del coronavirus prova ai musulmani europei che il loro posto naturale non è più nei loro Paesi d’origine, i quali vedono in essi soprattutto un pericolo. Un imam molto noto in Francia ha emesso una Fatwa (un giudizio religioso) che proibisce ai musulmani europei di fuggire dall’Europa a causa del coronavirus, e di restare solidali con i loro concittadini europei per vivere o morire insieme. Ha avuto ragione in pieno!
In Francia il coronavirus sta spazzando via le differenze razziali, nazionaliste e religiose. Gli estremisti possono prendersela con il coronavirus, se vogliono.
In mezzo a questa crisi, essi non hanno alcuno spazio perché noi stiamo vivendo un momento di eccezionale solidarietà che uccide ogni virus, in particolare il virus dell’odio religioso e razziale, che dobbiamo combattere senza misericordia.
(*) Presidente del Consiglio degli imam di Francia
21/09/2020 11:32
31/08/2020 08:50