L’attentatore di Times Square, un bengalese 'radicalizzato negli Usa'
Akayed Ullah ha 27 anni e proviene dal distretto di Chittagong. È entrato negli Stati Uniti sette anni fa e ha lavorato come autista di taxi. “Si è radicalizzato guardando video di propaganda islamica su internet”.
New York (AsiaNews/Agenzie) – È Akayed Ullah, un bengalese di 27 anni, l’uomo che ieri voleva farsi esplodere vicino Times Square, nel cuore di New York. Mentre gli investigatori lavorano per capire le motivazioni del gesto, nelle ultime ore Andrew Cuomo, governatore dello Stato di New York, parla apertamente di “lupo solitario radicalizzato negli Stati Uniti, influenzato da gruppi jihadisti come lo Stato islamico”.
Ieri mattina la metropoli americana è caduta di nuovo del terrore, ad appena poco più di un mese dall’attentato sulla pista ciclabile di Manhattan compiuto da Sayfullo Saipov, 29enne di origini uzbeke che il 31 ottobre scorso ha provocato la morte di otto persone e il ferimento di altre 15. Ullah ha tentato di farsi esplodere alla stazione di Port Authority Bus Terminal, alle 7.30 del mattino, durante l’orario di punta per lavoratori e altri utenti. Si tratta di una delle fermate degli autobus più frequentate della città, dove transitano almeno 200mila passeggeri al giorno.
Secondo i video diffusi dalle autorità, il bengalese aveva indosso un tubo-bomba, di fattura artigianale, che è esploso prima del tempo causando il ferimento dell’attentatore stesso e di tre passanti, tra cui un poliziotto, tutti non in pericolo di vita. Bill de Blasio, sindaco della città, ha affermato che “i terroristi non vinceranno”. Accorso sul luogo dell’incidente, Cuomo ha aggiunto: “Questa è New York. La realtà dei fatti è che siamo l’obiettivo per molti che vogliono agire contro la democrazia, contro la libertà”.
L’ambasciata bengalese a Washington ha diramato una dichiarazione in cui ribadisce “tolleranza zero contro il terrorismo. Un terrorista è un terrorista, a prescindere dalla sua cultura o religione, e deve essere assicurato alla giustizia”. Altri bengalesi che vivono negli Stati Uniti esprimono sui social network la loro condanna. Subir Kashmir Pereira, cattolico, scrive su Facebook: "L'attacco è una vergogna per il mio Paese". Abm Sabbir, musulmano, aggiunge: "Non voglio che estremisti come Akayed Ullah ottengono il paradiso per le loro azioni terroristiche".
Intanto nel Paese d’origine di Ullah iniziano a circolare maggiori informazioni sul suo conto. Shahidul Hoque, ispettore generale di polizia in Bangladesh, fa sapere che l’attentatore proviene dal distretto meridionale di Chittagong ed era entrato negli Stati Uniti sette anni fa, con un permesso di soggiorno regolare. Non aveva mai avuto problemi con la giustizia e fino a ieri ha condotto una vita in apparenza tranquilla.
La New York City Taxi and Limousine Commission riferisce che il bengalese ha lavorato come autista privato di limousine e taxi dal 2012 al 2015. Secondo gli inquirenti americani, egli si sarebbe radicalizzato negli Usa, con ogni probabilità “guardando video di propaganda islamica su internet”, dove avrebbe anche imparato come fabbricare da solo l'ordigno rudimentale.
Intervistati da Reuters, i vicini di casa confermano il carattere affabile e cordiale dell’uomo, che viveva nel quartiere di Brooklyn, a Windsor Terrace. Arlene Jograj, insegnante, dichiara di essere “scioccata. Era proprio una brava persona. Ci conoscevamo e organizzavamo feste. Io andavo alle loro cene dopo il digiuno nel periodo del Ramadan. Le strade qui sono tutte vicine. Il quartiere è familiare e sicuro. Quello che è successo non cambierà la mia opinione sulla sua famiglia e sul quartiere. È il mondo in cui viviamo”.
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