L’omaggio di papa Francesco al leader indù che disse no alle caste
Sree Narayana Guru già cento anni fa in India riunì i rappresentanti di tutte le religioni nel suo ashram per vivere relazioni fraterne. Il pontefice: “Le nostre tradizioni religiose sono vie per sconfiggere la cultura dell’individualismo, dell’esclusione, dell’indifferenza e della violenza".
Città del Vaticano (AsiaNews) - Il dialogo tra le religioni ha radici antiche nel cuore dell’Asia. È tornato a mostrarlo ieri anche papa Francesco ricevendo in udienza in Vaticano i partecipanti a un incontro promosso dalla fondazione indiana Sree Narayana Guru, sodalizio che continua l’opera di un grande leader indù che già un secolo fa ebbe l’intuizione di far incontrare tra loro i rappresentanti delle diverse religioni nel suo ashram.
Quella conferenza - organizzata nel 1923, in un momento in cui il Kerala era scosso da gravi tensioni tra i gruppi religiosi - è diventata una tradizione che si ripete ogni anno e, in collaborazione con il dicastero per il Dialogo interreligioso, in occasione del centenario è nata l’idea di portarla anche in Vaticano. L’evento ha offerto l’occasione per riscoprire la figura di Sree Narayana Guru (1856-1928), grande figura religiosa indù che dedicò la sua vita alla lotta per il superamento del sistema delle caste. Nel 1925 anche Gandhi, visitando il suo ashram, restò colpito da quel posto dove anche i bambini dalit studiavano le Upanishad insieme a tutti gli altri. E da quel momento il tema delle caste diventò un elemento importante della sua proposta politica.
“Sree Narayana Guru - ha detto papa Francesco nell’udienza in Vaticano ai partecipanti all’incontro interreligioso promosso dalla fondazione - ha dedicato la sua vita a promuovere il riscatto sociale e religioso con il suo chiaro messaggio che tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro etnia o dalle loro tradizioni religiose e culturali, sono membri dell’unica famiglia umana. Ha insistito sul fatto che non ci dev’essere discriminazione contro nessuno, in nessun modo e a nessun livello. Il suo messaggio è molto adatto al nostro mondo di oggi, dove assistiamo a crescenti casi di intolleranza e odio tra popoli e nazioni. Purtroppo, manifestazioni di discriminazione ed esclusione, tensioni e violenze basate sulle differenze di origine etnica o sociale, razza, colore, lingua e religione sono un’esperienza quotidiana per molte persone e comunità, soprattutto tra i poveri, gli indifesi e coloro che non hanno voce”.
Papa Francesco ha sottolineato la vicinanza del messaggio di Sree Narayana Guru con il Documento di Abu Dhabi del 2019 e la recente Dichiarazione di Istiqlal, diffusa in settembre durante il viaggio in Indonesia: documenti da lui firmati con rappresentanti del mondo musulmano che mettono la fraternità al centro del dialogo interreligioso. “Tutte le religioni – ha commentato il pontefice - insegnano la verità fondamentale che, in quanto figli dell’unico Dio, dobbiamo amarci e onorarci l’un l’altro, rispettare le diversità e le differenze in uno spirito di fraternità e di inclusione, prendendoci cura gli uni degli altri, nonché della terra, nostra casa comune. Il mancato rispetto dei nobili insegnamenti delle religioni è una delle cause della travagliata situazione in cui il mondo oggi si trova. I nostri contemporanei - ha aggiunto - riscopriranno il valore degli alti insegnamenti delle tradizioni religiose solo se tutti ci sforzeremo di viverli e di coltivare relazioni fraterne e amichevoli con tutti, all’unico scopo di rafforzare l’unità nella diversità, assicurare una convivenza armoniosa tra le differenze ed essere operatori di pace, nonostante le difficoltà e le sfide che dobbiamo affrontare”. In questo modo - ha concluso - potremo "contribuire a sconfiggere la cultura dell’individualismo, dell’esclusione, dell’indifferenza e della violenza che purtroppo si sta diffondendo".
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