04/03/2016, 12.30
LIBIA
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Libia, liberi i due ostaggi italiani. In un video: “Siamo al sicuro”

Si conclude in modo positivo il sequestro di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, rapiti nel luglio scorso. Il 2 marzo in una operazione delle forze di sicurezza erano morti altri due lavoratori, Fausto Piano e Salvatore Failla. In un messaggio video dicono di essere “trattati bene” e chiedono di “tornare dalle famiglie”.

Tripoli (AsiaNews) - Si è concluso in modo positivo il sequestro di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, due tecnici specializzati della ditta Bonatti di Parma, dal luglio scorso nelle mani di bande estremiste (o gruppi criminali) attivi in Libia. Assieme a loro erano stati rapiti anche Fausto Piano e Salvatore Failla, rimasti uccisi in un blitz delle forze di sicurezza di Sabrata, a ovest della capitale, lo scorso 2 marzo. In un videomessaggio (clicca qui per vederlo) i due uomini hanno detto di essere “in un posto di polizia al sicuro” e aggiungono di essere "trattati bene”. I due sperano “di tornare urgentemente in Italia dalle famiglie”. 

In precedenza, in un messaggio pubblicato sulla pagina Facebook del Sabratha Media Center, assieme a una foto che ritrae i due italiani si legge in un biglietto scritto a mano da uno dei due: “Io sono Gino Pollicardo e con il mio collega Filippo Calcagno oggi, 5 marzo 2016, siamo liberi e stiamo discretamente fisicamente, ma psicologicamente devastati. Abbiamo bisogno di tornare urgentemente in Italia”.

Al momento non è chiaro perché sul biglietto vi sia la data del 5 marzo, forse per un errore commesso dagli stessi ostaggi che hanno perso la cognizione del tempo in questi giorni convulsi. Nello scatto pubblicato dal sito in lingua araba, i due compaiono entrambi al telefono seduti su un divano verde; entrambi hanno la barba lunga e il volto provato dai mesi di prigionia.

Commentando a caldo la liberazione del padre, il figlio di Pollicardo ha esclamato.: “È finita, è finita” mettendo da parte i timori e le paure, acuite nelle ultime ore dalla morte degli altri due colleghi. Anche la moglie conferma di aver parlato al telefono con l’uomo, che ora si troverebbe in un luogo sicuro. Secondo fonti di intelligence, i due ostaggi sono nelle mani della polizia e verranno presto trasferiti in zona sicura, presi in consegna da agenti italiani che li riporteranno in patria.

I quattro erano finiti nelle mani dei sequestratori, che li avevano bloccati lungo il tragitto che, dalla Tunisia dove erano atterrati, portava i lavoratori al terminale di Mellitah, controllato dall'Eni e da cui parte il gasdotto Greenstream. Il gruppo viaggiava a bordo di un mezzo, senza scorta. I sospetti si sono concentrati a lungo sull’autista, che avrebbe simulato un’aggressione e consegnato i lavoratori italiani a un parente, legato a bande estremiste locali. 

Intanto sullo scacchiere libico la situazione si fa sempre più complicata e le difficoltà nel raggiungere l’obiettivo di un governo di unità nazionale acuiscono la crisi. Ad oggi vi sono due diversi governi:  quello di Tripoli, a ovest, e quello di Tobruk, a est. Sotto l'egida dell'Onu ci sono state trattative che hanno portato alla firma di un'intesa. Manca però la ratifica dei due parlamenti, per i molteplici interessi, interni e internazionali, che ostacolano il raggiungimento dell’obiettivo. 

Nel Paese operano bande armate, gruppi estremisti e miliziani dello Stato islamico, in un contesto di violenza e insicurezza. Da settimane si parla di un intervento militare della comunità internazionale (contro lo SI) e le operazioni potrebbero iniziare già nei prossimi giorni. 

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