21/08/2015, 00.00
NEPAL - ARABIA SAUDITA
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Leader islamici sauditi si oppongono all’estradizione di un omicida nepalese: “è un missionario islamico”

di Christopher Sharma
Sanjaya Islami Magar ha ucciso nel 2012 il giudice Rana Bahadur Bam e poi è fuggito in Arabia saudita. Lì ha cambiato nome e ha iniziato a insegnare il Corano. Leader islamici del regno si oppongono all’estradizione perché ha convertito tanti lavoratori nepalesi di fede indù. Emigrato convertito: “Si presentava come un islamico. Solo ora scopro che ha usato la maschera dell’insegnante per coprire il suo assassinio”.

 

Kathmandu (AsiaNews) - Su mandato di cattura internazionale di tipo “rosso” dell’Interpol, massimo livello di allerta esistente, la polizia saudita ha arrestato Sanjaya Islami Magar, accusato di aver assassinato nel maggio 2012 il giudice della Corte suprema nepalese Rana Bahadur Bam (nella foto). Ma i leader islamici del regno si sono opposti all’estradizione, sostenendo che l’omicida è un importante predicatore della religione islamica e ha convertito numerosi nepalesi indù ai dettami del Profeta.

Magar, originario del distretto centrale di Ramechhap in Nepal e conosciuto con il soprannome di Bhagwan, faceva parte del commando di aggressori in motocicletta che la mattina del 31 maggio 2012 hanno affiancato la macchina del giudice Bam presso lo Un Park di Lalitpur e lo hanno ucciso mentre egli si recava in tribunale. A gennaio di quest’anno sono stati arrestati altri quattro complici, tra cui un ex quadro del Chure Bhawar Rastriya Party del Nepal.

Magar invece, riuscito a scappare in Arabia saudita, ha prima contraffatto i documenti e iniziato a lavorare come autotrasportatore. Poi ha proseguito la sua latitanza insegnando la dottrina islamica, guadagnandosi il favore dei leader musulmani della monarchia saudita. Nel gennaio 2015 l’Interpol ha diramato un avviso di tipo “rosso” per la sua cattura e la polizia dell’Arabia lo ha arrestato in marzo.

Una squadra del Central Bureau of Investigation del Nepal (Cib) si è recata questa settimana nel regno per prenderlo in consegna e riportarlo nel Paese di origine dove sarebbe sottoposto a processo. Kiran Bajracharya, portavoce del Cib, ha dichiarato ad AsiaNews: “Le nostre indagini hanno confermato il suo ruolo come esecutore dell’omicidio. Abbiamo chiesto l’estradizione dall’Arabia saudita, ma all’inizio ci è stata negata per la funzione religiosa dell’uomo. Poi grazie all’intervento dell’Interpol e di canali diplomatici, le autorità di Riyadh hanno acconsentito il rimpatrio di Magar. Perciò una nostra squadra lo riporterà in patria nei prossimi giorni”.

Un funzionario del governo di Kathmandu, parlando sotto anonimato, ha riferito che “i leader islamici sauditi hanno convertito Magar e lo hanno usato per convertire a sua volta i lavoratori migranti provenienti dal Nepal. Questo va contro le leggi internazionali”.

Da ultimo Rupesh Magar, un migrante nepalese, conferma che l’omicida studiava il Corano e insegnava la dottrina: “Anche io sono stato convertito da lui, insieme a molti miei amici. Egli di solito predicava in varie moschee e si presentava come un islamico. Solo ora scopro che è un assassino, che ha provato a nascondere la propria responsabilità dietro la maschera dell’insegnante islamico. Per questo molti fedeli locali lo difendevano e si opponevano al suo arresto”.

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