Le proteste per le pensioni: il 77% dei russi è contro la riforma di Putin
I dati del Centro Levada. Almeno il 53% degli intervistati è pronto a unirsi alle proteste. È la prima volta che la popolarità di Putin viene messa in crisi. Ma per ora non ci sono leader dei movimenti di piazza. C’è ancora il sogno dello Stato assistenzialista di tipo sovietico.
Mosca (AsiaNews) - Il centro analitico di Jurij Levada (Levada-centr, il più autorevole di Russia) ha considerato le reazioni dei russi alla riforma annunciata del sistema previdenziale, che prevede un innalzamento dell’età pensionistica. Dai tempi delle privatizzazioni di Eltsyn, è la prima vera misura “liberista” del lungo regno putiniano, che fa vacillare le certezze assistenziali ancora radicate nella popolazione, eredità dei tempi sovietici.
Secondo i rilevamenti, il 53% degli intervistati è pronto a unirsi personalmente alle proteste contro la riforma delle pensioni nelle manifestazioni locali che stanno aumentando di giorno in giorno, nelle sterminate provincie russe. In un mese la percentuale di “arrabbiati attivi” è aumentata di oltre il 10%, attingendo soprattutto tra chi dovrebbe andare in pensione nei prossimi anni, e tra i seguaci del Partito comunista, nostalgici dell’assistenzialismo sovietico. Il sondaggio è stato effettuato a fine agosto su circa 2000 persone di varia età, in 136 centri urbani di 52 regione (sulle 89 della Federazione Russa).
I sociologi hanno studiato le opinioni dei russi rispetto a un possibile referendum sulla riforma, proposto effettivamente da diversi gruppi, anche se d’improbabile realizzazione. Al momento il 77% si esprimerebbe per la bocciatura della legge, più o meno quanto l’intera percentuale dell’elettorato di Putin.
Lo stesso presidente russo era intervenuto il 28 agosto con un’intervista televisiva, in cui annunciava una revisione “addolcita” della riforma soprattutto in favore delle donne. Secondo i correttivi decisi da Putin, l’età della pensione femminile scenderebbe a 60 anni, e ancora meno per le madri di famiglie numerose, per le quali si conserverebbero tutti gli attuali sgravi di sistema. Inoltre, sempre per decisione di Putin, sarà più difficile licenziare coloro che sono vicini alla pensione.
Nonostante tali correttivi, l’opinione della gente rimane fortemente negativa, mettendo per la prima volta in serio dubbio la popolarità del presidente. Molti sono disposti a scendere in piazza, ma in questo caso si nota l’assenza di leader della protesta, sia tra gli “istituzionali” comunisti e liberal-nazionalisti di Žirinovskij, sia tra i “populisti” alla Naval’nyj. Se qualcuno di essi - o altra figura che possa ancora emergere - riuscisse a interpretare la protesta delle masse, sarebbe forse l’occasione per formare una prima vera “opposizione” al regime vigente ormai da un ventennio.
Nikolaj Mironov, direttore del Centro per le riforme economiche e politiche, sostiene che la popolazione vede in questa riforma una “violazione dell’accordo sociale” che ha sostenuto Putin per tanti anni, impedendo le riforme liberali e conservando le colonne dello stato assistenziale post-sovietico. Per ora le manifestazioni di protesta hanno ancora un carattere sporadico e limitato nella partecipazione; il più partecipato è stato organizzato dai comunisti nel centro di Mosca, domenica 2 settembre, con la presenza di quasi 10mila persone (secondo le stime del coordinatore del Pc russo, Dmitrij Ionov; per la questura i partecipanti erano 6mila). La Russia vuole tornare sempre più al passato, ma il futuro sembra pieno d’incognite.
27/09/2018 16:37
30/06/2018 08:17
02/05/2019 13:52
27/03/2019 12:15