Lahore, la riforma dell’educazione minaccia i diritti delle minoranze religiose
Esperti e attivisti domandano il coinvolgimento di insegnanti, educatori, genitori e studenti. Gli interessi di chi studia devono essere garantiti senza alcuna discriminazione. L’insegnamento dei precetti islamici metterà in fuga gli alunni di altre fedi. Chiesto aumento di budget per l’educazione.
Lahore (AsiaNews) – “La nuova politica educativa proposta dal governo viola i diritti costituzionali delle minoranze religiose”. È l’allarme lanciato dal Gruppo di lavoro per l’inclusione educativa e il Centro per la giustizia sociale in un incontro tenutosi il 20 marzo, alla vigilia del lancio della riforma nazionale sull’educazione.
I partecipanti al dibattito hanno presentato possibili soluzioni a problemi come il basso livello di alfabetizzazione e degli standard educativi. Essi hanno chiesto il rispetto di un processo di consultazione inclusivo, che coinvolga insegnanti, educatori, genitori e studenti. Invocato anche un programma di formazione per i docenti che tenga conto di aspetti come pensiero critico, diritti umani, giustizia sociale, costruzione della pace e accettazione delle differenze culturali e religiose.
Secondo Riaz Ahmed Shaikh, preside del Dipartimento per gli affari sociali dello Shaheed Zulfikar Ali Bhutto Institute of Science and Technology, il sistema di consultazione proposto dal ministero dell’Educazione non è democratico: “La nuova politica [educativa] dovrebbe basarsi sul consenso nazionale, garantendo gli interessi degli studenti senza alcuna discriminazione”.
Abdul Hameed Nayyar, un educatore di fama nazionale, nota che la nuova legge prevede l’insegnamento di precetti islamici in materie che sono obbligatorie per gli studenti di tutte le fedi. Tale scelta, egli spiega, spingerà molti alunni non musulmani delle scuole primarie ad abbandonare la scuola. “L’educazione – aggiunge Nayyar – ha sofferto molto sotto la dittatura di Muhammad Zia-ul-Haq. La riforma farà anche danni maggiori”.
Per Peter Jacob, direttore esecutivo del Centro per la giustizia sociale, a prescindere dalle migliori intenzioni la riforma ha bisogno di un adeguato finanziamento, senza il quale non potrà avere successo. Egli propone di aumentare del 4% il budget per il sistema educativo nazionale.