09/08/2016, 10.29
GIAPPONE
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La strage dei disabili “apra il cuore del Giappone al valore della vita”

di Tarcisio Isao Kikuchi*

Il vescovo di Niigata e presidente di Caritas Asia commenta l’omicidio “misericordioso” di 19 persone affette da disabilità avvenuto a Sagamihara: “Tutti noi siamo o possiamo divenire deboli nella società. Ecco perché è necessario vedere in ogni essere umano il riflesso di Dio e lavorare perché si crei una vera e propria famiglia umana”.

Niigata (AsiaNews) – Sono tornato dalla Papua Nuova Guinea la sera del 26 luglio, e soltanto allora sono venuto a conoscenza dell’omicidio di 19 disabili avvenuto quella stessa mattina a Sagamihara. Altre 26 persone sono rimaste ferite nell’attacco. La notizia mi ha sconvolto nel profondo: ancora di più, mi ha impressionato moltissimo sapere che il sospettato avesse giustificato le sue azioni contro i disabili con la volontà di “salvarli” attraverso “omicidi misericordiosi”.

Come prima e più importante cosa, offro le mie più sincere condoglianze alle famiglie delle vittime: prego per il riposo eterno di 19 persone che si sono viste strappare la vita con la violenza. E prego che Dio misericordioso possa stendere la sua mano verso i feriti e verso gli spaventati per dare loro consolazione e una rapida ripresa.

È probabile che non vi sia bisogno di ripetere ancora una volta le stesse cose, ma permettetemi lo stesso di dirle. Basandosi sulla nostra fede cristiana non sta a noi misurare il valore di una vita umana. Soltanto Dio, Dio che ha creato la vita e ce l’ha donata, ha il diritto di farlo. Chi ha il diritto di vivere, chi sia degno di sopravvivere sono giudizi che non possiamo pronunciare. Se lo facessimo, non saremmo troppo arroganti davanti al Signore che ci ha creati?

Inoltre, Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza: dunque ogni vita umana ha la sua importanza e il suo valore, in quanto immagine divina. Questo è ciò che noi chiamiamo dignità umana.

Molte persone si sono espresse per condannare il giudizio negativo e le azioni violente compiute dal sospettato nei confronti “dei più deboli nella società”. Ma quando parliamo di persone che hanno una posizione debole, dovremmo allargare il concetto a tutte le forme di debolezza e non limitarlo soltanto alla disabilità fisica. Fra i deboli vanno inclusi coloro che sono discriminati perché diversi o stranieri, coloro che hanno difficoltà economiche, che sono malati, che affrontano gli ostacoli del sistema sociale, delle barriere culturali e di altro tipo.

In un certo senso tutti noi affrontiamo o siamo incastrati nelle difficoltà della società, e questo significa che tutti noi siamo potenzialmente “persone deboli” in un senso o in un altro. Ecco perché siamo chiamati ad aiutarci gli uni con gli altri, ecco perché dobbiamo sostenerci a vicenda. Se non lo facciamo, non saremo in grado di sopravvivere come razza umana.

Io spero che attraverso questo triste e terribile avvenimento di Sagamihara tutti noi in Giappone possiamo avere un’altra possibilità di ripensare al significato delle nostre vite e al valore della vita umana. Spero e prego che resti saldo nel nostro cuore il valore del mutuo sostegno, al fine di creare una vera e unica famiglia umana.

*Vescovo di Niigata e presidente di Caritas Asia

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