La parata di Pechino, l'ampiezza del potere di Xi Jinping
Pechino (AsiaNews) – L’impressionante parata militare con cui il governo cinese ha celebrato oggi nella capitale il 70mo anniversario della fine della guerra contro il Giappone ha mostrato al mondo sia i “muscoli” del Dragone che il rinnovato potere del presidente Xi Jinping. Ne sono convinti esperti ed analisti dell’Asia orientale, che hanno letto non solo la sfilata ma anche il parterre in chiave politica ed economica. Xi ha usato la celebrazione per spostare l’attenzione dai crolli dell’economia e dall’esplosione di Tianjin e – scrive oggi il South China Morning Post – sembra aver ottenuto il risultato sperato.
Dal balcone in piazza Tiananmen dal quale Mao Zedong ha proclamato la nascita della Repubblica popolare, Xi ha annunciato l’attesa riforma dell’esercito e ha indicato i punti chiave del futuro militare della Cina: “La vittoria completa del nostro Paese sul Giappone ha riportato lo status nazionale ai vertici della comunità internazionale. Ma l’esperienza della guerra rende la pace ancora più importante. Ecco perché, nonostante i grandi progressi, la Cina non cercherà mai l’egemonia o tanto meno infliggerà mai ad altre nazioni le tragedie che abbiamo sofferto”. Xi ha poi annunciato un taglio di 300mila unità – il doppio del totale dell’esercito britannico – che renderanno l’Esercito di liberazione popolare “un corpo moderno in grado di vincere una guerra”. Al momento gli effettivi sono 2,3 milioni.
Dopo le 70 salve di cannone, il presidente ha passato in rassegna i 12mila soldati in assetto da battaglia e le varie apparecchiature belliche stanziate fra piazza Tiananmen e il viale Chang’an. A bordo di una Sedan “bandiera rossa”, la stessa usata da tutti i suoi predecessori per le parate militare, Xi ha salutato i soldati: “Salute compagni! Avete lavorato duro!”. Al che i militari hanno risposto: “Salve comandante! Serviamo il popolo”.
La parata ha fornito un utile palcoscenico anche per alcune apparizioni politiche, interne ed estere, che hanno catturato l’attenzione dei media. Per la prima volta era presente alla revisione delle truppe Peng Liyuan, moglie del presidente e considerata la first lady “più influente della Cina” dai tempi della quarta moglie di Mao Zedong, Jiang Qing. Prima assoluta anche per l’apparizione di tre generazioni di leader cinesi: al fianco di Xi vi erano infatti sia Jiang Zemin che Hu Jintao. Insieme a loro anche tre ex primi ministri: Li Peng, il “macellaio di Tiananmen”; Zhu Rongji e Wen Jiabao. Presente anche l’anziano Song Ping, segretario personale del defunto Zhou Enlai e vicino ai 100 anni.
Fra i leader stranieri vi erano il sudafricano Jacob Zuma, il pakistano Mamnoon Hussain e il sudanese Omar Hassan al-Bashir, ricercato per crimini di guerra dalla Corte penale internazionale. L’unico capo di Stato europeo era il presidente ceco Milos Zeman, mentre l’ex premier britannico Tony Blair era presente ma senza incarichi ufficiali. Francia e Italia hanno mandato i ministri degli Esteri; Stati Uniti, Canada e Germania membri delle missioni diplomatiche. Assente, come previsto, il giapponese Shinzo Abe; “disappunto” cinese per la scelta dell’inviato nordcoreano, Choe Ryong-hae, membro di basso livello del Politburo di Pyongyang.
La rassegna delle truppe ha consentito al presidente di dare un importante segnale di unità anche dal punto di vista strettamente militare. Negli ultimi tempi, infatti, Xi ha spinto per un repulisti ai vertici dell’Esercito di liberazione popolare che ha visto l’arresto e l’incriminazione di personaggi come Guo Boxiong e Xu Caihou, ex vice presidente della Commissione militare centrale (poi morto di cancro). Il People’s Daily di oggi scrive: “Aprire un’inchiesta contro queste persone ha mostrato la nostra volontà di salvaguardare l’immagine dei militari, e la parata mostra come questi siano migliorati nel tempo”.
Wang Jian, vice commissario politico dell’esercito, non ha dubbi: “La sfilata di oggi è una dichiarazione di lealtà. Un’ispezione non solo delle armi, ma dell’amore e del sostegno per il Partito e per il presidente Xi”. Yue Gang, colonnello in pensione, ritiene che il tutto “stabilisca ancora di più l’autorità personale di Xi Jinping all’interno dell’Esercito. Un fattore decisivo che, ad esempio, l’ex presidente Hu Jintao non ha mai tenuto in conto”.
09/01/2018 15:54
01/10/2019 08:58