08/11/2015, 00.00
HONG KONG-VATICANO
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La lobby gay e i consoli d’occidente contro il vescovo di Hong Kong

di Paul Wang
Al Gay Pride accuse contro il card. Tong e la sua difesa della famiglia formata da uomo e donna. “Diritti” e eliminazione delle “discriminazioni” per affermare una legislazione sui matrimoni gay. Tong accusato di essere “differente” dal papa e dal Sinodo. Il vescovo ha chiesto vigilanza ai cattolici. In un’università di Hong Kong introdotto un seminario sulle “tecniche di come fare l’amore”, comprese prove dal vivo con giocattoli sessuali e massaggi. Alle prossime elezioni dei District Council, verificare la posizione dei candidati sui matrimoni gay.

Hong Kong (AsiaNews) – Da giorni il card. John Tong Hon, vescovo di Hong Kong, insieme alla Chiesa cattolica vengono accusati di “discriminazione” dai gruppi Lgtb e da alcuni rappresentanti dei governi occidentali nel territorio per aver difeso l’istituzione della famiglia formata da maschio e femmina e messo in guardia i fedeli dal parificare le unioni gay alla famiglia tradizionale.

Lo scontro più vocale è avvenuto ieri pomeriggio, quando circa 10mila persone del “Pink movement” (il “movimento rosa”) e di altre associazioni simili hanno organizzato una manifestazione del Gay Pride in città, spingendo il governo di Hong Kong a cancellare ogni “discriminazione” contro il loro orientamento sessuale, compreso il riconoscimento del matrimonio gay.

Al Gay Pride di Hong Kong – alla sua 7ma edizione – hanno partecipato i consoli di Francia, Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti, Svezia, Irlanda, Canada, Svizzera, Australia, Finlandia, oltre a rappresentanti dell’Unione europea e del British Council.

York Chow Yat-ngok, capo della Commissione per le Pari opportunità nel territorio, ha detto che le religioni “non devono discriminare le persone”. Di “discriminazione” ha parlato anche Caroline Wilson, console generale inglese. Il “Pink movement” ha preso in giro le affermazioni del card. Tong secondo cui i matrimoni gay portano “disordine” nella società.

Tutti loro si riferivano a un annuncio a firma del vescovo pubblicato lo scorso 5 novembre (clicca qui).

In esso il porporato domanda a tutti i cattolici di essere “sale della terra” e luce del mondo” nella società presentando i valori della famiglia formata da uomo e donna, vigilando sui progetti di gruppi che in nome di “diritti” e di “eliminazione delle discriminazioni” verso i gay vogliono far entrare nella legislazione di Hong Kong la parità assoluta fra matrimonio tradizionale e matrimonio gay, compresa l’adozione di bambini.

Il cardinale ricorda anche che alcuni gruppi sedicenti “cristiani” hanno introdotto in una università di Hong Kong seminari sulle “tecniche di come fare l’amore”, che comprende dimostrazioni da parte di “impiegati del sesso” sull’uso di giocattoli sessuali e massaggi sessuali.

Nel messaggio, il vescovo di Hong Kong chiede ai cattolici che in occasione delle elezioni dei Consigli di distretto (District Council), si scelgano candidati anche tenendo conto della loro posizione sui diritti dei gay.

La levata di scudi contro il card. Tong tende a mettere in opposizione la sua posizione con quella di papa Francesco e del Sinodo appena concluso, esigendo che non si discrimini contro gli omosessuali e affermando che il pontefice è molto più “aperto”.

Mons. Michael Yeung Ming-cheung, vescovo ausiliare di Hong Kong, ha precisato che nella Chiesa non si discrimina l’essere omosessuale, ma i suoi atti. Lo stesso cardinale, nel suo annuncio, ha spiegato che il Sinodo sulla famiglia ha ribadito il valore della famiglia tradizionale formata da un uomo e una donna.

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