La disfida dell’Artico tra Mosca, Pechino e Washington
Alle avance di Trump sulla Groenlandia i russi sono stati i più decisi nel rispondere che l'Artico rappresenta un interesse strategico. Dal 2019 Mosca ha allargato le zone costiere in direzione del Polo nord e punta sul corridoio marittimo settentrionale per il commercio con la Cina. E potrebbe cercare una divisione della torta con l'America del tycoon.
Mosca (AsiaNews) - Quando Donald Trump, ormai nuovamente insediato alla Casa Bianca, qualche giorno fa ha detto che gli farebbe piacere prendersi la Groenlandia, i russi si sono subito allarmati, invece di fare spallucce davanti alla grottesca ironia del tycoon americano. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha subito reagito con una dichiarazione solenne, secondo cui “la zona dell’Artico costituisce per la Russia un interesse strategico, e abbiamo intenzione di rimanerci a lungo”. Il petrolio, il gas, le attività dell’agenzia nucleare Rosatom e le basi militari sui ghiacci polari sono prove sufficienti della grande attenzione del Cremlino alla regione che sovrasta il mondo intero.
La fondazione russa Roskongress, che raduna gli investitori stranieri, assicura che nell’Artico giace oltre l’80% del gas di tutto il territorio della Russia, e a partire dal 2019 la Russia ha perfino allargato le zone costiere per 1,2 milioni di chilometri quadrati in direzione del Polo nord. Le acque dell’Artico non vengono usate soltanto per forare le superfici in cerca di minerali utili da estrarre, ma anche per collocare le basi militari e controllare gli itinerari delle navi da carico. I russi utilizzano queste basi per testare le armi nucleari di potenza limitata e i missili a lunga destinazione, e nel 2021 Putin ha istituito la Flotta Settentrionale come un distretto autonomo dell’esercito russo.
La Rosatom controlla l’intero corridoio marittimo settentrionale, dove si sta organizzando un grande piano di trasporti commerciali dalla Cina fino a San Pietroburgo, e si è già attivata la compagnia russa Fesco (Far-Eastern Shipping Company) sotto il controllo dei militari. Ogni anno la Cina aumenta il volume dei suoi carichi lungo questa direttiva, e la Russia in cambio costruisce per i cinesi dei rompighiaccio nucleari, tanto che anche la Cina si attribuisce la definizione di “superpotenza dell’Artico”. Ora sarà interessante vedere come Russia, Cina e Usa si divideranno veramente il territorio, con accordi economici o con forme di conflitto, che si spera non arrivino ad altre “operazioni militari speciali”.
Il corridoio marittimo settentrionale riduce di una volta e mezzo la durata dei trasporti tra Cina ed Europa, evitando di passare a sud dal canale di Suez, sempre meno sicuro per la navigazione. Fin dal 2007 il ministero russo delle risorse naturali ha dichiarato, in seguito a una spedizione di esperti, che la Russia è titolare dei diritti sulla “cresta di Lomonosov”; si tratta di una dorsale scoperta dai russi nel 1948 che attraversa la parte centrale del Mar glaciale Artico, passando quasi sotto il Circolo Polare per un’estensione di 1.800 chilometri, dalle isole di Novosibirsk fino all’isola di Ellesmere, nella parte dell’arcipelago dell’Artico in territorio canadese, per una larghezza tra i 60 e i 200 km a oltre 3mila metri sopra il fondo dell’oceano.
Il ministro degli esteri del Canada, Peter Gordon MacKay, rispose allora in toni piuttosto risentiti che “non siamo nel XV secolo, non si può attraversare il mondo e piantare bandierine”, ma la Russia non ha rinunciato a metterle su tutto il percorso. Le affermazioni di Trump sull’acquisto della Groenlandia, che già furono espresse durante il suo primo mandato presidenziale, non riguardano azioni particolari degli Usa in questa direzione, ma sembrano ancora frasi da lobbista economico, il mestiere fondamentale del nuovo presidente.
Ora si attende di capire se a queste pretese si darà un seguito effettivo da parte dei Paesi interessati, al di là delle dichiarazioni pubbliche. I russi sembrano piuttosto favorevoli a una divisione della torta con l’America di Trump, di cui lodano il “senso pratico”, e dividendosi l’Artico potrebbero trovare le modalità per dividersi il mondo intero senza sottomettersi ai cinesi. Trump in realtà non è mai stato molto disponibile a dividere qualcosa, cercando anzitutto il proprio interesse; ma la Russia ormai agisce al di fuori delle regole internazionali riconosciute, sia per l’economia che per la geografia, e non vuole sottoporsi al riconoscimento ufficiale delle zone d’influenza, come attualmente si considera il “territorio neutrale” dell’Artico, dove Mosca prepara le armi per far saltare il banco.
Foto: Wikipedia / Wofraz
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