24/10/2024, 12.15
LIBANO - ISRAELE
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La conferenza di Parigi per salvare un Libano ‘sull’orlo della guerra civile’

di Fady Noun

Lo sfollamento massiccio degli sciiti libanesi esaspera le tensioni comunitarie. L’incontro nella capitale francese ha quale obiettivo primario quello di aiutare l’esercito per scongiurare una deriva di sangue. Un primo passo, preludio di un possibile cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele, e del dispiegamento dei militari a sud del Litani per permettere il ritorno degli sfollati.

Beirut (AsiaNews) - In Libano il mese di ottobre è famoso per essere stagione di incendi nelle foreste. Nella bella pineta che domina la costa a nord di Beirut, la Protezione civile si è sforzata ieri, per il terzo giorno consecutivo, di spegnere con mezzi di fortuna un vasto rogo. Due elicotteri dell’esercito, dotati di piattaforme metalliche, fanno la spola tra il mare e i piedi del Monte Libano, per circoscrivere le fiamme che avanzano nelle talweg (fondovalle) inaccessibili alle autopompe.

A Beirut, tre giorni fa, le Forze di Sicurezza Interna (Isf) hanno dovuto invocare il sostegno dei soldati per proteggersi da proiettili e pietre scagliati nella loro direzione dagli sfollati che si rifiutavano di evacuare - su richiesta del proprietario - un hotel in disuso in Hamra Street. Al suo interno questi disperati senza un riparo avevano cercato rifugio. Spina dorsale dello Stato, l’esercito sta diventando sempre più essenziale in un Paese “sull’orlo del collasso”, come ha sottolineato il ministro tedesco degli Esteri Annalena Baerbock da Beirut. Una nazione in cui sta progressivamente montando il nervosismo, poiché gli sciiti del Libano meridionale si rendono conto che non potranno tornare presto nei loro villaggi devastati e che il loro esodo è destinato a continuare.

Si stima che circa 1,2 milioni di libanesi, la maggior parte dei quali sciiti, siano stati cacciati dalle loro case dall’esercito israeliano (Idf). Più di 250mila fra loro sono già emigrati in Iraq, secondo fonti vicine alla Sicurezza generale. Non si conosce il numero esatto di coloro i quali sono riusciti ad affittare un alloggio, a viaggiare in Europa o a trovare ospitalità presso i loro parenti. Questo nervosismo è alimentato dai media audiovisivi e dai social network vicini al partito filo-iraniano Hezbollah, che accusano di tradimento e disfattismo i partiti cristiani; di contro, questi ultimi disapprovano la resistenza e incolpano il suo leader assassinato, Hassan Nasrallah, dell’avventurismo che ha sprofondato il Libano nella spietata guerra israeliana.

“Una guerra civile imminente?”

Secondo la giornalista Sybille Rizk, responsabile dell’associazione legata alla società civile “Koullouna Irada” (“Siamo tutti volenterosi”), “il rafforzamento dell’esercito libanese è uno dei principali obiettivi della conferenza internazionale” sugli aiuti al Libano, che si apre oggi a Parigi.  Le sue parole fanno eco a quelle del ministro francese della Difesa Sébastien Lecornu, che teme una “imminente guerra civile” in Libano. È una valutazione allarmante, di cui l’esperto Rabih Habre ha visto i primi segni sul terreno, senza dimenticare che il Libano sta già crollando sotto il peso di diverse centinaia di migliaia di siriani sfollati illegalmente.

Nel concreto, la conferenza di Parigi sul futuro del Paese dei cedri si apre con i discorsi di Emmanuel Macron e del primo ministro uscente Nagib Mikati, già ricevuto il 22 ottobre scorso all’Eliseo. È previsto anche un discorso (in videoconferenza) del comandante in capo dell’esercito libanese, il generale Joseph Aoun, e una conferenza stampa conclusiva del ministro francese degli Esteri. Alla conferenza è prevista la partecipazione dei rappresentanti di circa 70 Stati, organizzazioni e fondi. Verrà sottolineata la necessità di un cessate il fuoco immediato, seguito da un accordo sull’applicazione immediata della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, che prevede lo stazionamento di 12-15mila soldati a sud del fiume Litani, a fianco delle truppe Unifil, e il ritiro totale di Hezbollah dall’area.

La Francia sa però che, nonostante la sua presenza nel sud del Libano attraverso l’Unifil, ha poche possibilità di spingere per la cessazione dei combattimenti, che Israele sta sottoponendo a condizioni inaccettabili, come la totale libertà di sorvolo del Libano. “Gli Stati Uniti, invece, possono imporre questo, ma vogliono farlo?”, si chiede l’ambasciata francese a Beirut.

Sfida finanziaria

Parigi sa anche che “il dispiegamento di truppe libanesi nel 2024 è una sfida finanziaria che il Libano non può affrontare da solo” afferma ad AsiaNews una fonte diplomatica dietro garanzia di anonimato. “Come possiamo aspettarci - prosegue - che le truppe siano in grado di svolgere il loro lavoro a sud del fiume Litani, in conformità con questa risoluzione, se la maggior parte dei soldati non riesce a sbarcare il lunario e fa lavori saltuari?”. “È in quest’ottica che la Francia opera in Libano, in linea con l’idea che il suo ruolo va al di là di considerazioni di interessi specifici e si inserisce in una logica storica”, assicurano coloro che seguono il dossier. L’agenda è stata fissata in base a ciò che è effettivamente possibile e, in questi ambienti, si prevede di raccogliere diverse centinaia di milioni di dollari.

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