La Ue vuole diventare una forza ‘equilibratrice’ tra Cina e Usa
L’Unione è insoddisfatta dei rapporti con Pechino, ma non vuole una rottura. Gli europei studiano misure per difendersi dal dumping e dai sussidi alle esportazioni cinesi. In dubbio la firma dell’accordo sino-europeo sugli investimenti. Ex segretario Nato: via le imprese europee dalla Cina se Pechino non apre il proprio mercato.
Bruxelles (AsiaNews) – L’Unione europea non sembra intenzionata a seguire la strategia aggressiva degli Stati Uniti nei confronti della Cina. Per gli analisti, la Ue è insoddisfatta dei rapporti politici e commerciali con la Cina, colpevole anche di aver nascosto la pandemia di coronavirus nelle sue fasi iniziali, e di averla sfruttata poi per ottenere vantaggi geopolitici. Malgrado ciò, l’Unione non vuole una rottura con i cinesi: essa punta a diventare una forza “equilibratrice” nel conflitto di potenza tra Washington e Pechino.
“La Cina accrescerà il suo ruolo globale, piaccia o meno. Noi dobbiamo confrontarci con Pechino per raggiungere i nostri obiettivi, ma sempre nel rispetto dei nostri interessi e dei nostri valori”, ha dichiarato ieri al Parlamento europeo Josep Borrell, il capo della diplomazia europea.
L’Unione vuole giocare la sua competizione con la Cina sul piano economico. Niente sanzioni, come quelle annunciate dagli Usa in risposta alla decisione di Pechino di adottare una legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong; gli europei studiano misure commerciali per difendere le proprie aziende dalle pratiche scorrette del governo cinese.
Il 17 giugno, la Commissione Ue ha presentato un nuovo piano per proteggere il mercato europeo dal dumping (vendita sottocosto) commerciale praticato dalla Cina, e dai sussidi governativi alle esportazioni alle imprese cinesi. L’iniziativa colpisce tutti gli Stati non appartenenti all’Unione, ma Pechino è il principale bersaglio.
“L’economia europea è aperta e connessa con il resto del mondo, ma commercio e investimenti devono essere equi”, ha affermato Margrethe Vestager, vice presidente della Commissione. Per la politica danese, ciò non può accadere se le imprese straniere possono comprare liberamente le aziende nello spazio Ue, ma gli investitori europei non possono fare lo stesso fuori dei confini dell’Unione.
Alle imprese cinesi è garantito pieno accesso al mercato europeo. L’Unione vuole parità di trattamento per le aziende europee che intendono investire in Cina. Questo è lo scoglio maggiore nei negoziati che dovrebbero portare alla firma di un grande accordo commerciale tra la Ue e Pechino entro fine anno.
Secondo Anders Fogh Rasmussen, ex segretario generale della Nato, se Pechino non dovesse aprire in modo adeguato il proprio mercato alle imprese europee, queste dovrebbero spostare la produzione in altri Paesi. È la linea portata avanti dall’amministrazione Trump, che sta studiando incentivi per convincere le imprese nazionali a lasciare la Cina e tornare negli Stati Uniti.
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