La Knesset approva i progetti di legge contro l’inquinamento acustico delle moschee
Due le proposte di legge. Protestano i membri del partito a maggioranza araba. Il leader Ayman Odeh espulso dall’aula per averne strappato una copia.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – Il parlamento israeliano ha dato la prima approvazione a due progetti di legge che impongono limiti al canto dei muezzin, diffuso dagli altoparlanti delle moschee. Le misure sono state votate ieri fra proteste e discussioni. I due testi saranno uniti dal comitato legislativo in una sola proposta di legge che dovrà passare in aula altre tre volte prima di diventare effettiva.
La prima bozza, presentata dal partito Casa ebraica (Habayit Hayehudi), è stata votata con 55 voti contro 47, e prevede l’obbligo al silenzio fra le 23 e le 7, vietando i richiami alla preghiera della notte e della mattina. La seconda, presentata dal partito nazionalista laico Israel Beitenu, ha ricevuto 55 voti favorevoli contro 48 contrari ed impone il divieto totale all’utilizzo degli altoparlanti nelle aree urbane.
Le proposte alla “legge muezzin” modificano quella approvata lo scorso novembre, che chiedeva alle moschee di “abbassare il volume”. A quanto riportato da Haaretz, la nuova legge comprenderà limiti anche agli annunci pubblici delle sinagoghe e una multa fra i 5mila e 10mila shekel per chi violi la norma. Il compito di decretare la fascia oraria di divieto potrebbe spettare al Ministero dell’ambiente in consulta con il Ministero degli interni.
Se entra in vigore, essa si applicherà anche nell’area occupata di Gerusalemme est, dove vivono 300mila palestinesi. Esclusa invece la moschea al-Aqsa, terzo luogo sacro per l’islam e spesso motivo di tensione fra palestinesi ed israeliani.
Lo scopo della legge, secondo i suoi promotori, è “ridurre le sofferenze quotidiane di centinaia di migliaia di israeliani esposti al chiasso degli altoparlanti delle moschee.”
“Quelli che lo desiderano possono usare una sveglia per alzarsi e andare alla moschea,” afferma Motti Yogev, deputato di Casa ebraica. Per lui, non c’è volontà di “colpire i seguaci di nessuna fede”, ma di permettere ad arabi ed ebrei di distendersi nelle ore di riposo. “Nel rispetto – ha aggiunto – siamo tutti pari.”
Dura la reazione di Ayman Odeh, leader di Lista araba unita, il partito a maggioranza araba: “Questa legge non ha a che fare né con il rumore, né con la qualità della vita. È razzismo contro una minoranza nazionale.” Egli ha poi strappato una copia della proposta ed è stato allontanato dall’aula.
Oded Forer, membro di Israel Beitenu, ha accusato Odeh e i suoi compagni di essere terroristi, richiedendone l’espulsione dall’aula. Due di essi hanno risposto esclamando “Allah akbar”, “Dio è grande” in arabo.
Dei membri della Lista araba unita, solo Ahmad Tibi ha avuto il permesso di parlare. “La voce del muezzin non ha mai creato inquinamento acustico. Rappresenta un importante rituale musulmano, e in questa sede non si è mai intervenuti contro una cerimonia religiosa ebraica. È un’ingiuria razzista.”
“Quest’intervento – ha continuato – colpisce l’anima stessa dei musulmani. ‘Dio è grande’ è il richiamo alla preghiera, non un insulto.” Tibi si è rivolto ai membri religiosi della Knesset, esortandoli a opporsi e a ricordare le loro richieste a non intervenire in questioni di culto. Il deputato, avendo ignorato i richiami a concludere per esaurimento del tempo a disposizione, è stato costretto a scendere dal podio.
Anche Zuheir Ba’aloul, membro del partito di centro-sinistra Unione sionista, si è scagliato contro la misura, definendola una “macchia al palazzo” e una “dichiarazione di guerra contro la minoranza araba del Paese”.
Netanyahu si era espresso a favore della legge di novembre, quando aveva raccomandato al comitato legislativo del gabinetto di approvarla, portando come esempio legislazioni europee analoghe. Secondo quanto da lui affermato, i cittadini di tutti le religioni che si lamentano del rumore sono “innumerevoli”.