La Cina ottiene l’esclusione di Taiwan dall’Oms
Il ministro della Sanità di Taipei, a Ginevra per l’Assemblea mondiale sulla sanità, oggi è stato tenuto fuori dalla porta, nonostante l’interessamento di molti Stati, a causa del rifiuto del presidente taiwanese di accettare il principio “One-China”. L'Organizzazione mondiale della sanità spende in viaggi e alberghi più che nelle emergenze di epidemie.
Taipei (AsiaNews/Agenzie) - La Cina afferma che è il rifiuto del presidente taiwanese Tsai Ing-wen di accettare il principio "One-China (unica Cina)" a rappresentare un ostacolo insormontabile alla partecipazione di Taiwan all'Assemblea mondiale della sanità (World health assembly, Wha). L’evento si svolge a Ginevra da oggi fino al 31 maggio. Quest’anno Taiwan non ha ricevuto nemmeno l’invito, nonostante sotto il nome di Chinese-Taipei (proprio come è avvenuto per le Olimpiadi) dal 2008 Taiwan abbia partecipato in qualità di osservatore.
Il Ministro cinese della Salute Li Bin ha affermato che finché Taiwan non accetterà il principio “One-China” non prenderà parte alle assemblee mondiali sulla salute, ma continuerà a partecipare agli aspetti operativi del lavoro dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità). Ha sottolineato anche che non verrà meno la cooperazione esistente tra Cina e Taiwan sulle segnalazioni di emergenze epidemiche di malattie trasmissibili. Ma le relazioni sullo stretto di Taiwan, già diminuite da quando Tsai ha preso il potere un anno fa, dopo questo fatto risultano ancora di più compromesse.
Infatti, nonostante il veto cinese, il ministro della Sanità di Taiwan è arrivato lo stesso a Ginevra. Della vicenda si sono interessati una dozzina di Paesi che hanno caldeggiato la sua partecipazione all’assemblea. Tuttavia nulla è valso contro il no cinese. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), è guidata da Margaret Chan, dottoressa cinese di Hong Kong, molto amica di Pechino. Per entrare a far parte delle Nazioni unite e aderire formalmente negli altri organismi internazionali occorre essere riconosciuti come Stati sovrani. Invece Taiwan e Cina si sono divisi con la guerra civile del 1949 e la Cina continua a considerare Taiwan come parte del suo territorio. Mentre il Partito progressista democratico spinge per l'indipendenza dell'isola.
Intanto, a margine dell’assemblea di Ginevra sta scoppiando la polemica sui rimborsi spese viaggi dell’Oms: oltre 200 milioni di dollari soltanto per i biglietti aerei e l'alloggio negli alberghi. Sotto i riflettori sono finite le prenotazioni in classe business e le camere a cinque stelle che rappresentano una cifra superiore a quella impiegata dall’Oms per affrontare alcune delle emergenze, tra cui Aids, tubercolosi o malaria, secondo la segnalazione dell’agenzia Associated Press. E ciò malgrado l'introduzione di nuove regole per tentare di ridurre i rimborsi spese per i viaggi dei funzionari.
In particolare l'anno scorso a fronte di 201 milioni di dollari di spese per i viaggi, l'Oms ha investito circa 71 milioni di dollari per sconfiggere l’Aids e l'epatite. Per combattere la malaria ha speso 61 milioni di dollari. E per rallentare la tubercolosi ha investito 59 milioni di dollari. Va detto che alcuni programmi sanitari ricevono fondi più consistenti. Per esempio l'agenzia spende circa 450 milioni di dollari ogni anno per tentare di eliminare del tutto la poliomielite.
In passato ha fatto scalpore che nel viaggio in Guinea per elogiare gli operatori sanitari dell'Africa occidentale per aver trionfato su Ebola, il direttore generale dell'Oms, Margaret Chan, abbia alloggiato nella più grande suite presidenziale del Palm Camayenne di Conakry al prezzo di 1000 dollari per notte. E questo nonostante fosse già stato inviato un memorandum alla stessa Chan e agli altri dirigenti sotto il titolo a caratteri maiuscoli "Azioni per contenere i costi di viaggio”. "Non riesco a pensare a nessuna giustificazione per viaggiare in prima classe in queste occasioni", ha commentato Ashish Jha, direttore del Global Health Institute presso la Harvard University. Jha ha lanciato l’allarme sul fatto che la polemica sulle spese di viaggio dell’Oms potrebbe avere conseguenze significative per la raccolta di fondi. Qualche settimana fa, l'Oms ha chiesto circa 100 milioni di dollari per salvare la gente in Somalia da una siccità continua. In aprile, ha chiesto 126 milioni di dollari per fermare la catastrofe umanitaria in Yemen.