L'esortazione apostolica su Teresa di Lisieux: fiduciosa nella misericordia, sintesi del Vangelo
Pubblicato oggi “C’est la confiance” il documento di papa Francesco per i 150 anni dalla nascita della patrona delle missioni. “Come Chiesa abbiamo ancora tanto da imparare da lei. E servono audacia e libertà interiore per poterlo fare”. "In un tempo di ripiegamenti e chiusure, Teresina ci invita all’uscita missionaria, conquistati dall’attrazione di Gesù Cristo e del Vangelo”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – La santa per eccellenza della “missione per attrazione” oltre ogni tentazione di autoreferenzialità. La mistica che con la sua “piccola via” continua a illuminare il cammino della Chiesa, indicando “la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto” come l’essenziale verso cui rivolgere lo sguardo e il cuore. È il volto di santa Teresa di Lisieux – “Teresina” come chiama in tutto il documento questa grande monaca carmelitana (1873-1897) di cui ricorrono quest’anno i 150 anni dalla nascita – che papa Francesco propone nell’annunciata esortazione apostolica a lei dedicata e pubblicata oggi. Si intitola “C’est la confiance” (“È la fiducia”), riprendendo le prime parole nella lingua originale francese di una frase tratta dagli scritti di Teresa e che nella forma completa recita: “È la fiducia e null’altro che la fiducia che deve condurci all’Amore!”.
Per papa Francesco “queste parole così incisive di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo (il nome che aveva scelto come monaca carmelitana ndr) dicono tutto, sintetizzano il genio della sua spiritualità e sarebbero sufficienti per giustificare il fatto che sia stata dichiarata dottore della Chiesa”. “Teresa - spiega - non concepiva la sua consacrazione a Dio senza la ricerca del bene dei fratelli. Lei condivideva l’amore misericordioso del Padre per il figlio peccatore e quello del Buon Pastore per le pecore perdute, lontane, ferite. Per questo è patrona delle missioni, maestra di evangelizzazione”.
Ripercorrendone la vita e la spiritualità nell’esortazione apostolica il pontefice sottolinea “il suo modo di intendere l’evangelizzazione per attrazione, non per pressione o proselitismo”. Cita una delle ultime frasi lasciate scritte da lei: “Ecco la mia preghiera: chiedo a Gesù di attirarmi nelle fiamme del suo amore, di unirmi così strettamente a Lui, che Egli viva ed agisca in me. Sento che quanto più il fuoco dell’amore infiammerà il mio cuore, quanto più dirò: Attirami, tanto più le anime che si avvicineranno a me (povero piccolo rottame di ferro inutile, se mi allontanassi dal braciere divino) correranno rapidamente all’effluvio dei profumi del loro Amato, perché un’anima infiammata di amore non può restare inattiva”.
Francesco indica la “piccola via” di Teresa come un antidoto “a un’idea pelagiana di santità, individualista ed elitaria, più ascetica che mistica, che pone l’accento principalmente sullo sforzo umano”. Lei, invece, “sottolinea sempre il primato dell’azione di Dio, della sua grazia”. “Mai usa l’espressione, frequente al suo tempo, ‘mi farò santa’. Tuttavia, la sua fiducia senza limiti incoraggia coloro che si sentono fragili, limitati, peccatori, a lasciarsi portare e trasformare per arrivare in alto”. Vissuta alla fine del XIX secolo, “cioè nell’età d’oro dell’ateismo moderno, come sistema filosofico e ideologico”, si sente “sente sorella degli atei e seduta, come Gesù, alla mensa con i peccatori. Intercede per loro, mentre rinnova continuamente il suo atto di fede, sempre in comunione amorosa con il Signore”.
Fino alla sintesi della sua vita racchiusa in queste sue parole: “Ho trovato il mio posto nella Chiesa e questo posto, o mio Dio, sei tu che me l’hai dato: nel Cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l’Amore!... Così sarò tutto...”. “Non è il cuore di una Chiesa trionfalistica - commenta Francesco - è il cuore di una Chiesa amante, umile e misericordiosa. Teresina mai si mette al di sopra degli altri, ma all’ultimo posto con il Figlio di Dio, che per noi è diventato servo e si è umiliato, facendosi obbediente fino alla morte su una croce. Tale scoperta del cuore della Chiesa è una grande luce anche per noi oggi, per non scandalizzarci a causa dei limiti e delle debolezze dell’istituzione ecclesiastica, segnata da oscurità e peccati, ed entrare nel suo cuore ardente d’amore, che si è incendiato nella Pentecoste grazie al dono dello Spirito Santo”.
Il contributo di Teresa di Lisieux come santa e (per volontà di Giovanni Paolo II) dottore della Chiesa – aggiunge ancora papa Francesco - “non è analitico, come potrebbe essere, per esempio, quello di san Tommaso d’Aquino. Il suo contributo è piuttosto sintetico, perché il suo genio consiste nel portarci al centro, a ciò che è essenziale, a ciò che è indispensabile. Ella, con le sue parole e con il suo personale percorso, mostra che, benché tutti gli insegnamenti e le norme della Chiesa abbiano la loro importanza, il loro valore, la loro luce, alcuni sono più urgenti e più costitutivi per la vita cristiana. È lì che Teresa ha fissato lo sguardo e il cuore. Come teologi, moralisti, studiosi di spiritualità, come pastori e come credenti, ciascuno nel proprio ambito – esorta il pontefice - abbiamo ancora bisogno di recepire questa intuizione geniale di Teresina e di trarne le conseguenze teoriche e pratiche, dottrinali e pastorali, personali e comunitarie. Servono audacia e libertà interiore per poterlo fare”.
Proprio qui sta la grande attualità di Teresa di Lisieux: “In un tempo che invita a chiudersi nei propri interessi, Teresina ci mostra la bellezza di fare della vita un dono – conclude il papa -. In un momento nel quale prevalgono i bisogni più superficiali, lei è testimone della radicalità evangelica. In un tempo di individualismo, lei ci fa scoprire il valore dell’amore che diventa intercessione. In un momento nel quale l’essere umano è ossessionato dalla grandezza e da nuove forme di potere, lei indica la via della piccolezza. In un tempo nel quale si scartano tanti esseri umani, lei ci insegna la bellezza della cura, di farsi carico dell’altro. In un momento di complessità, lei può aiutarci a riscoprire la semplicità, il primato assoluto dell’amore, della fiducia e dell’abbandono, superando una logica legalista ed eticista che riempie la vita cristiana di obblighi e precetti e congela la gioia del Vangelo. In un tempo di ripiegamenti e chiusure, Teresina ci invita all’uscita missionaria, conquistati dall’attrazione di Gesù Cristo e del Vangelo”.
20/11/2016 11:25