L’impegno di cattolici e buddisti per portare aiuti al Nord, piagato dalle piogge
Il governo di Seoul impedisce l’invio diretto di generi di prima necessità, ma le alluvioni che hanno colpito la parte settentrionale della penisola continuano a mietere vittime. Gruppi della società civile, religiosi e organizzazioni internazionali usano “vie alternative” per aiutare i sofferenti.
Seoul (AsiaNews) – Gruppi privati composti da cattolici e buddisti “stanno bypassando il confine coreano e, attraverso la Cina, mandano aiuti umanitari alla popolazione nordcoreana colpita da alluvioni devastanti”. Lo conferma ad AsiaNews una fonte cattolica, anonima, che lavora per il dialogo fra le due Coree. A causa delle provocazioni militari di Pyongyang, Seoul ha chiuso ogni canale diretto: senza il permesso del governo, le Ong del Sud non possono fornire assistenza al Nord.
Il bando ovviamente non colpisce le organizzazioni internazionali, che ieri hanno iniziato a consegnare cibo e altri tipi di aiuti alle decine di migliaia di persone rimaste senza casa a causa delle intense alluvioni del mese scorso. Le alluvioni hanno colpito soprattutto le province settentrionali al confine con la Cina, tra le più povere del Paese, e in particolare la zona attorno al fiume Tumen.
Secondo il regime guidato da Kim Jong-un le vittime sono 133, mentre i dispersi sono quasi 400: danneggiate più di 35mila case, e 9mila tra scuole e altri edifici pubblici. Inoltre sono stati rilevati molti danni alle strade, ai ponti e alle linee ferroviarie nazionali. Gli sfollati sarebbero 68mila, anche se per l’Onu il numero reale è molto più alto.
Tra le organizzazioni che stanno aiutando la popolazione nordcoreana c’è il World Food Program, che ha provveduto alla consegna di cibo per oltre 140mila persone. Una delle preoccupazioni dei funzionari del World Food Program riguarda l’imminente arrivo dell’inverno, che in Corea del Nord è spesso accompagnato da gravi carenze di cibo. Le condizioni attuali degli sfollati sono molto critiche: l’Onu ha dichiarato che “gli sfollati hanno urgente bisogno di un rifugio, dell’accesso all’acqua pulita e ai servizi sanitari, oltre che al cibo”.
I gruppi della società civile coreana, laici e religiosi, non sono rimasti a guardare: “Abbiamo contattato delle strutture in Cina – racconta la fonte di AsiaNews – che ci stanno dando una mano. Emettono fatture false grazie alle quali possiamo inviare i prodotti da loro, che poi li fanno attraversare il confine. Certo, il rischio che questi generi di prima necessità finiscano in mani sbagliate è forte. Ma che potevamo fare? Certo non rimanere a guardare mentre la gente muore di fame”.