26/08/2022, 08.35
TAGIKISTAN
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L’esodo silenzioso della minoranza pamiri, perseguitata da Dušanbe

di Vladimir Rozanskij

Dopo le rivolte di maggio nel Gorno Badakhšan, molti abitanti cercano la fuga verso i Paesi europei. Una repressione improvvisa, verso dimostranti pacifici. Il leader della protesta Alovatšiev condannato a 18 anni. Dati non ufficiali parlano di almeno 200 dimostranti già spediti nei lager. 

Mosca (AsiaNews) - Dopo le rivolte e le conseguenti repressioni dello scorso maggio nel Gorno Badakhšan, regione autonoma del Tagikistan che corrisponde al Pamir settentrionale, molti abitanti del luogo cercano in tutti i modi di raggiungere i Paesi europei. A rivelarlo è un servizio di Radio Ozody, che ha intervistato alcuni degli emigrati i quali hanno voluto mantenere l’anonimato per timore di ritorsioni verso i loro familiari.

Il 30enne Nuriddin, nativo di Korog, capoluogo della regione, vive già da tre mesi ad Amburgo. Egli è stato uno dei partecipanti al primo meeting di protesta nel novembre scorso ed è quindi stato costretto a fuggire in Russia, per giungere poi in Europa. A suo dire “nessuno di noi si aspettava che sarebbero iniziate le persecuzioni contro i pacifici dimostranti, ma la situazione si è aggravata vertiginosamente in poco tempo, dopo che dalla Russia è stato rapito e riportato in Tagikistan Amriddin Alovatšiev”. Il riferimento è al 44enne leader del movimento della gioventù badakšana, condannato in tutta fretta a 18 anni di lager per estremismo e separatismo alla fine di aprile.

Ora Nuriddin rimane in sospeso per mancanza di documenti che attestino il suo status di rifugiato politico in Germania; i parenti rimasti in patria non forniscono informazioni alle autorità, per evitare guai. Le pressioni da parte degli organi statali continuano infatti a essere intense e capillari, nonostante le promesse di amnistia, e aumenta il numero di persone arrestate e condannate per sedizione e terrorismo. Secondo dati non ufficiali, sarebbero già più di 200 i dimostranti spediti nei lager, tra cui diversi attivisti come Alovatšiev riportati a forza dalla Russia e da altri Paesi.

In Russia vive una numerosa comunità di pamiri tagichi. I membri della diaspora avevano sostenuto le proteste anche a Mosca, radunandosi davanti all’ambasciata del Tagikistan e inviando un appello video alle autorità di Dušanbe, che da allora li ricercano per rapirli e rinchiuderli in prigione. “Noi avevamo manifestato apertamente e nel rispetto delle leggi - afferma Safar, un altro attivista - ma loro hanno cominciato a reprimerci sistematicamente, e continuiamo a ricevere chiamate anonime, messaggi e inviti a strani incontri, o semplicemente una serie di minacce”.

A volte si presentano davanti alle case dei pamiri in Russia dei poliziotti russi, affiancati da tagichi in abiti civili, in cerca soprattutto di coloro i quali raccolgono offerte per le famiglie dei defunti e dei feriti nelle manifestazioni di Korog. Un altro intervistato, nome fittizio Orzu, dopo tale visita è scappato a sua volta in Germania, dove si trova attualmente in un campo di raccolta profughi in Baviera. Le macchine con i poliziotti avevano cominciato a girare attorno al suo appartamento di Mosca dopo che egli aveva pubblicato su Instagram alcune informazioni sulle repressioni nel Gorno Badakhšan, invitando a partecipare alle azioni di protesta. Insieme a lui nel campo ci sono altri 20 pamiri, giunti con vicende analoghe.

In Germania si calcolano ormai in diverse centinaia i profughi pamiri del Badakhšan, che si aggiungono ai tanti tagichi fuggiti in Europa dopo il 2015 (oltre tremila), quando fu messo fuorilegge il partito della rinascita islamica, dichiarato organizzazione terroristica. Negli ultimi cinque anni la stima dei tagichi fuggiti in Europa si stima intorno alle 20mila persone. Diverse organizzazioni umanitarie avvertono della necessità di prestare maggiore attenzione in generale ai profughi dell’Asia centrale, dove in molti Paesi sono in continuo aumento le persecuzioni per motivi politici, sociali e religiosi.

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