14/06/2018, 13.22
ITALIA-CINA
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L’Italia impari dalla Cina per sanare l’invecchiamento della popolazione

di Bernardo Cervellera

I dati lugubri della popolazione in Italia: diminuita del 3,2%. La percentuale di 65enni e oltre è ora del 22,3%. Anche la Cina si trova a gestire 158,31 milioni di ultra 65enni  (l’11,4%). L’invecchiamento mina forza lavoro e spese sociali, ma anche innovazione, creatività, consumi, prospettive e speranze. Pechino sta pensando di togliere ogni limite al numero di figli. Demografi consigliano di provvedere per un bonus di 10mila yuan annui per ogni nuovo nato. Se non si vuole cadere nella stagnazione.

Roma (AsiaNews) -Il cronico invecchiamento della popolazione in Italia dovrebbero creare un sussulto nei politici e negli imprenditori del Paese. E anche dare uno sguardo a quanto succede in altre regioni, imparando da loro. E imparare perfino dalla Cina che fino a pochi anni fa attuava il più radicale controllo sulla sua popolazione.

I dati pubblicati dall’Istat sono quasi lugubri: nel 2017 la popolazione italiana è diminuita del 3,2%; i nuovi nati sono solo 458mila (15mila in meno rispetto al 2016) e le morti sono 650mila, 34mila in più rispetto all’anno precedente, con un calo della popolazione complessiva di oltre 100mila persone. La percentuale di 65enni e oltre è ora del 22,3%.

Anche la Cina sta subendo un restringimento della popolazione e un aumento della fascia degli anziani. Nel 2017 vi sono state meno nascite dell’anno precedente: 17,23 milioni al posto di 17,86 milioni (nel 2016). Secondo l’Ufficio nazionale di statistiche di Pechino, nel 2017 la popolazione al di sopra dei 65 anni ha raggiunto i 158,31 milioni, ossia l’11,4%. Dieci anni prima essa era il 7%. Nello stesso tempo, la forza lavoro – in un’età compresa fra i 16 e i 59 anni – si è ridotta di più di 5 milioni di unità.

Nell’impero di mezzo, questa situazione è la conseguenza di decenni di applicazione spietata e metodica della legge del figlio unico che secondo i dati dell’ex Ufficio per la popolazione ha prevenuto la nascita di 400milioni di bambini. Come si sa, la legge ha portato a violazioni di diritti umani, multe esose, sterilizzazioni e aborti forzati e a uno squilibrio nel rapporto fra maschi e femmine, con genitori che ricorrevano ad aborti selettivi di feti femminili.

In Italia, la decrescita è dovuta all’enorme numero di aborti praticati e all’uso che se n’è fatto come pratica di controllo sulla popolazione. Ma influenzano anche i ritmi di lavoro sempre più avvolgenti, una mentalità consumistica, la povertà.

Ora in Cina, anche se il governo ha concesso alle coppie di avere “due figli”, la gente preferisce averne ancora solo uno, o nessuno, perché mantenere e crescere un figlio costa molto in tempo e denaro.

Per l’Organizzazione mondiale della sanità, una società comincia ad invecchiare quando gli ultra65enni superano il 7%: Cina e Italia hanno già superato di molto questa soglia.

Ciò si traduce in un aumento delle spese statali per la sanità e le pensioni. Ma vuol dire anche una riduzione della fascia giovanile, che è quella che porta innovazione, creatività, consumi, prospettive e speranze.

In Cina appaiono molto preoccupati per il crescente invecchiamento della popolazione. Attivisti e demografi stanno premendo per togliere ogni barriera al numero di figli che una coppia può avere e una commissione del Consiglio di Stato sta studiando il da farsi.

Nel coro di coloro che vorrebbero la cancellazione di ogni limite, vi è l’imprenditore e studioso James Liang. Nel suo ultimo libro, The Demographics of Innovation (La demografia dell’innovazione, 2018), egli mostra che l’invecchiamento della popolazione influenza la capacità di inventiva, di creatività e di sviluppo economico. Per questo egli spinge la Cina a togliere i limiti al numero di figli per coppia e a sostenere le spese per ogni nuovo nato con bonus di 10mila yuan annui (circa 1000 euro) alle famiglie. Il rischio, per Liang, è che la Cina si fermi.  Per Liang, la crisi economica in cui versa il Giappone attuale è dovuta proprio alla demografia e all’invecchiamento della popolazione.

Il rischio è che anche l’Italia si fermi. Imprenditori e politici dovrebbero sostenere la maternità, sia dal punto di vista culturale che economico. E questo non solo per motivi “pro-vita” – che sono fondamentali – ma anche per semplici motivi pragmatici e per il mantenimento dello sviluppo e dell’innovazione.

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