L’Heilongjiang punta all’integrazione con la Siberia
Per il locale segretario del Partito comunista cinese, la sinergia rafforzerà la collaborazione strategica tra Pechino e Mosca. Lo sviluppo dell’Estremo oriente russo aiuterebbe il Cremlino ad attenuare il peso delle sanzioni occidentali per l’invasione dell’Ucraina. I nazionalisti cinesi considerano la regione come parte della Cina.
Pechino (AsiaNews) – La provincia cinese dell’Heilongjiang punta a una maggiore integrazione con la confinante Siberia russa, un modo per rafforzare la collaborazione strategica in chiave anti-occidentale tra i due Paesi. Lo ha chiesto nei giorni scorsi Xu Qin, il segretario locale del Partito comunista cinese, secondo quanto riporta il governativo Heilongjiang Daily.
La dichiarazione di Xu è arrivata subito dopo l’incontro virtuale del 18 marzo tra Xi Jinping e Joe Biden. Nell’occasione il presidente Usa ha detto al leader cinese che ci sarebbero severe conseguenze se Pechino dovesse aiutare la Russia economicamente e militarmente nella sua campagna militare contro l’Ucraina. Senza aver ottenuto finora risultati, Washington e i suoi alleati europei premono perché il governo cinese prenda le distanze dall’azione bellica di Mosca.
Insieme a Jilin e Liaoning, l’Heilongjiang è una delle aree industriali depresse della Cina nordorientale. Le autorità locali guardano all’Estremo oriente russo per dare nuovo impulso all’economia locale. Xu vuole soprattutto che il gasdotto russo-cinese inaugurato nel 2019 sia ampliato in modo rapido con nuove ramificazioni. L’obiettivo della dirigenza provinciale è quello di trasformare la stazione frontaliera di Heihe nella porta di transito per gli scambi con la Siberia orientale.
Secondo gli esperti cinesi, la Cina non aderirà alle sanzioni occidentali e comprerà in futuro più risorse energetiche dalla Russia. Rimane aperto il dibattito se Pechino è pronta a mettere in pericolo migliaia di miliardi di dollari in scambi commerciali con Usa ed Europa per salvare Mosca.
Cinesi e russi vedono lo sviluppo della Siberia come un volano per la crescita regionale. Agli occhi della Cina ciò darebbe un’ulteriore spinta alla Belt and Road Initiative, il piano di Xi per fare di Pechino il dominus del commercio mondiale, con una particolare attenzione alla “rotta artica”. Dal punto di vista geopolitico, poi, la sinergia con Mosca metterebbe in sicurezza i confini nordorientali cinesi.
L’Estremo oriente russo richiede però enormi investimenti infrastrutturali, soprattutto in ambito energetico: un rischio per Pechino se Mosca continuerà a essere tagliata fuori dal mercato mondiale dei capitali.
Vi è poi il problema di come le popolazioni interessate vedono la crescente “quasi-alleanza” tra Cina e Russia. I russi siberiani hanno mostrato spesso preoccupazione per la crescente presenza di migranti cinesi nelle loro regioni. Da parte loro frange nazionaliste cinesi rivendicano parte dell’Estremo oriente russo – compresa Vladivostok – come territorio della Cina, sottratto ingiustamente da Mosca a metà del 1800.
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