22/08/2022, 12.52
CINA
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L'arcivescovo di Pechino Li Shan alla guida dell'Associazione patriottica

Il presule che guiderà l'organismo voluto da Pechino per sancire l'autonomia del cattolicesimo cinese ha 57 anni e venne ordinato nel 2007 con il consenso della Santa Sede. Mons. Ma Yinglin diventa "presidente onorario". Il vescovo di Hainmen mons. Shen Bin alla guida del Consiglio dei vescovi. All'Assemblea nazionale ribadita la retorica del patriottismo e della sinicizzazione e la necessità di “unire e guidare il vasto numero dei cattolici a prendere come guida il pensiero di Xi Jinping".

Wuhan (AsiaNews) – L’arcivescovo di Pechino Giuseppe Li Shan è stato eletto presidente dell’Associazione patriottica dei cattolici cinesi, mentre mons. Shen Bin vescovo di Haimen (nella provincia dello Jiangtsu) guiderà il Consiglio dei vescovi cinesi, l’organismo collegiale non riconosciuto dalla Santa Sede. Sono queste le due maggiori nomine emerse dai lavori della decima Assemblea nazionale dei rappresentanti cattolici cinesi, l’incontro degli organismi controllati dal Partito comunista cinese, conclusosi sabato 20 agosto a Wuhan.

Mons. Li Shan, il nuovo presidente dell’Associazione patriottica (fondata nel 1957 con l’intenzione di marcare l’autonomia del cattolicesimo cinese da Roma) ha 57 anni ed è stato consacrato vescovo nel settembre 2007 con il consenso della Santa Sede, secondo la procedura già in vigore prima dell’Accordo del 2018 sulla nomina dei vescovi. Mons. Shen Bin, che ha 52 anni, ricopriva invece già l’incarico di vice-presidente nel Consiglio dei vescovi cinesi. È stato lui all’Assemblea a presentare la relazione sull’attività della Chiesa in Cina negli ultimi sei anni - senza fare alcun riferimento all’Accordo con la Santa Sede - e a tenere il discorso conclusivo.

Nelle nomine compare anche un nuovo “Comitato di Supervisione dei due orgnaismi supremi” che sarà guidato da mons. Zhan Silu, vescovo di Xiapu (nella provincia del Fujiang) e nel quale compaiono le personalità più direttamente legate alle autorità del governo cinese, il cui ruolo andrà verificato.

Quanto al vescovo di Kunming Giuseppe Ma Yinglin, 57 anni - che è stato a lungo il volto più noto dell’Associazione patriottica ed è uno dei vescovi ordinati illecitamente e poi riammessi in comunione con Roma nel 2018 - ora non figura più nell’organigramma ufficiale, anche se a lui come al presidente uscente dell’Associazione patriottica, mons. Fang Xingyao di Linyi (nella provincia dello Shandong), è stata assegnata la carica di “presidente onorario”. 

Nel comunicato ufficiale sulla conclusione dei lavori diffuso dal sito internet dell’Associazione patriottica si racconta che i delegati hanno discusso “il grande progetto di trasmettere lo spirito pastorale, onorare il Signore e beneficiare il popolo” e “hanno guardato alla causa del patriottismo e alle brillanti prospettive di approfondire la sinicizzazione del cattolicesimo nel nostro Paese”, con l’intenzione di “guardare avanti” cercando “la verità e il pragmatismo”. Con la consueta retorica nazionalista viene comunque espressamente menzionata anche la necessità di “unire e guidare il vasto numero dei cattolici a prendere come guida il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una Nuova era, continuare a tenere alta la bandiera del patriottismo e dell'amore per la religione, aderire ai principi dell'autogestione indipendente della Chiesa e dell'educazione democratica, aderire alla direzione della sinicizzazione del cattolicesimo nel Paese, rafforzando vigorosamente la costruzione di forze patriottiche”. Parole che vanno lette anche alla luce delle pressioni senza precedenti denunciate recentemente dal clero dell'Hebei sull'adesione forzata dei sacerdoti all'Associazione patriottica.

Si fa inoltre riferimento alle direttive del Comitato centrale del Partito per la comunità cattolica in Cina, le stesse che nei mesi scorsi hanno portato all’entrata in vigore di nuovi regolamenti per “migliorare il controllo ‘democratico’ sulle religioni”, compresa un’ulteriore stretta sulle attività online ormai del tutto vietate senza l’autorizzazione del governo.

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