L'appello degli ex ostaggi: 'Fermate i raid a Gaza. La guerra senza fine uccide i rapiti'
In una drammatica lettera aperta più di 40 israeliani sequestrati il 7 ottobre 2023 e tornati a casa dai tunnel della Striscia ammoniscono il premier Netanyanhu che ha voluto la ripresa delle ostilità contro Hamas: "Si torni subito alle trattative per un accordo che ponga fine della guerra. Altrimenti il sangue dei nostri compagni sarà sulle vostre mani".
Tel Aviv (AsiaNews/Agenzie) - Mentre continuano i raid aerei israeliani su Gaza (130 i morti nelle ultime 48 ore secondo secondo le fonti sanitarie palestinesi) e l'inviato degli Stati Uniti Steve Witkoff lancia segnali ad Hamas ("potrebbe rimanere a Gaza se accettasse il disarmo" ha detto ieri in un'intervista), in Israele sono gli ostaggi liberati in queste settimane a lanciare un forte appello perché l'esercito israeliano si fermi e venga data priorità alla liberazione degli ostaggi tuttora nella Striscia. Pubblichiamo qui di seguito in una nostra traduzione una lettera diffusa ieri da 44 ex-ostaggi a cui hanno aderito anche 250 familiari di altri ostaggi morti in questi mesi o tuttora a Gaza.
Questa lettera è stata scritta con il sangue e con le lacrime. L’abbiamo scritta con i nostri amici, le famiglie i cui cari sono stati uccisi e assassinati in prigionia, e gridano: "Fermate i combattimenti, tornate al tavolo dei negoziati e siglate un accordo che restituisca tutti i rapiti, anche a costo di porre fine alla guerra. La pressione militare li mette a rischio e non c'è niente di più urgente del ritorno di tutti i rapiti".
Lo sosteniamo tutti: quanti sono tornati dalla prigionia e hanno attraversato gli orrori, le famiglie dei rapiti che sono ancora a Gaza e sono terrorizzate, quanti hanno abbracciato i loro cari e quanti hanno dovuto seppellirli, sapendo che avrebbero potuto essere salvati.
Diciamo tutti insieme: la pressione militare uccide gli ostaggi vivi e miete vittime.
Questo non è uno slogan, questa è la realtà. 41 rapiti hanno già pagato con la vita, noi, i membri delle loro famiglie, abbiamo pagato. Sarebbero potuti tornare all’abbraccio e alla riabilitazione, ma non torneranno.
Il governo israeliano sta scegliendo una guerra senza fine piuttosto che il salvataggio e il ritorno dei rapiti e quindi li sacrifica alla loro morte
Questa è una politica criminale: non avete il mandato di sacrificare 59 ostaggi.
Noi, famiglie che con riluttanza e contro la nostra volontà abbiamo pagato il prezzo più alto di tutti, alziamo una bandiera rossa e avvertiamo: il ritorno ai combattimenti costerà la vita a più rapiti e aumenterà il rischio di altri Ron Arad (il riferimento è un pilota dell'aviazione israeliana catturato in Libano negli anni Ottanta e morto in prigionia ndr). Il cerchio del lutto si allargherà e invano.
Dobbiamo fermare i combattimenti e tornare immediatamente al tavolo delle trattative per raggiungere un accordo globale per il ritorno di tutti i sequestrati in cambio della fine della guerra e della ricerca di una soluzione per il giorno dopo.
Se non lo farete il sangue del prossimo rapito e il destino di tutti i rapiti sarà impresso sulle vostre mani.
Gadi Mozes, Keith Siegel, Ofer Calderon, Eliya Cohen, Liri Elbag, Sagi Dekel-Chen, Agam Berger, Karina Ariev, Ohad Ben Ami, Raz Ben Ami, Arbel Yehud, Ada Sagi, Shani Goren, Nili Margalit, Gabriela Leimberg, Yaffa Adar, Ditza Heiman, Ofir Engel, Amit Soussana, Keren Munder, Ruti Munder, Liam Or, Adina Moshe, Hannah Perry, Raaya Rotem, Liat Beinin Atzili, Noga Weiss, Shiri Weiss, Margalit Mozes, Rimon Kirsht Buchshtav, Sharon Alony Cunio, Danielle Aloni, Ilana Gritzewsky, Karina Engelbert, Noralin Babadilla, Meirav Tal, Jimmy Pacheco, Amit Shani, Agam Goldstein, Sahar Calderon, Erez Calderon, Shoshan Haran, Fernando Marman, Ofelia Roitman, Clara Marman e Raz Ben Ami.