Kuala Lumpur, il tribunale federale respinge il ricorso dei cattolici sull'uso della parola 'Allah'
Kuala Lumpur (AsiaNews) - Il tribunale federale della Malaysia ha respinto per l'ennesima - e forse ultima - volta il ricorso presentato dalla Chiesa cattolica, che intendeva portare fino alla Corte suprema la vicenda relativa all'uso della parola "Allah" anche per i non musulmani. Per i vertici del settimanale cattolico Herald Malaysia, in prima fila in questa battaglia per la libertà religiosa e per il rispetto dei principi costituzionali, potrebbe essere la parola fine su una vicenda giudiziaria che si è trascinata per anni nelle aule di tribunale del Paese. I cinque giudici che costituivano la giuria hanno votato all'unanimità, negando la possibilità di ogni ulteriore azione legale perché "non vi sono stati errori procedurali" nei precedenti gradi di giudizio.
La sentenza si inserisce in un contesto di tensione e attacchi mirati contro la minoranza cristiana in Malaysia. Dietro i raid che hanno portato al rogo di chiese, alla profanazione di tombe e al sequestro di 300 Bibbie nel gennaio dello scorso anno, lo scontro sull'uso della parola "Allah" per definire il Dio cristiano. Da battaglia legale fra governo e Herald Malaysia - il 23 giugno scorso l'Alta corte ha respinto il ricorso dei cristiani, ribaltando una sentenza favorevole alla Chiesa nel 2009 - essa si è trasformata in una controversia nazionale.
All'esterno del tribunale un cordone di polizia ha assicurato il regolare svolgimento dell'udienza, anche se non si sono registrati disordini. La sentenza di oggi potrebbe avere ulteriori ripercussioni su altre controversie in corso sull'uso della parola "Allah", esclusiva dell'islam per il governo e gruppi musulmani.
Per l'Associazione musulmani cinesi malaysiani e altri gruppi locali la sentenza segna la parola fine sulle rivendicazioni avanzate dalla Chiesa e dall'Herald. Anche il sindacato che riunisce gli avvocati musulmani invita "tutte le parti" a rispettare il verdetto dei giudici ed evitare ogni altra pretesa.
Poco dopo il verdetto p. Lawrence Andrew, direttore di Herald Malaysia, ha espresso disappunto per una decisione "errata" dall'alto "valore costituzionale" e si augura che essa non vada a "incidere" sui diritti delle minoranze. Il sacerdote ricorda che la parola "Allah" è stata usata per centinaia di anni dai cristiani "e non si sono mai verificati problemi". Per gli avvocati della Chiesa cattolica la vicenda potrebbe non essere davvero chiusa, perché vi sono altre azioni legali tuttora aperte sull'uso di "Allah" e che riguardano "elementi costituzionali" che devono essere chiariti dai supremi giudici.
In Malaysia, nazione di oltre 28 milioni di abitanti in larga maggioranza musulmani (60%), i cristiani sono la terza confessione religiosa (dietro ai buddisti) con un numero di fedeli superiore ai 2,6 milioni; la pubblicazione di un dizionario latino-malese vecchio di 400 anni dimostra come, sin dall'inizio, il termine "Allah" era usato per definire Dio nella Bibbia in lingua locale. Su una popolazione di oltre 11 milioni di persone, i cattolici di Kuala Lumpur sono oltre 180mila; i sacerdoti sono 55, i religiosi 154, mentre vi è un solo diacono permanente.
22/01/2015