Kadyrov e il ‘partito della guerra’
Il capo della repubblica cecena è uno dei più attivi protagonisti dell’aggressione militare di Mosca all’Ucraina. Serve a unire i toni della jihad islamica alla “guerra santa” ortodossa. Il fumo che alza fa comodo a Mosca: copre i crimini di guerra e confonde le idee sulle ritirate e le strategie.
Mosca (AsiaNews) – Il capo della repubblica russa della Cecenia Ramzan Kadyrov è uno dei più attivi protagonisti dell’aggressione militare russa in Ucraina. Oltre alle azioni belliche dei suoi feroci soldati ceceni, detti appunto “kadyrovtsy”, è anche uno dei principali protagonisti nella guerra d’informazione. Più volte si è rivolto al presidente Putin perché non fermi le operazioni militari, promettendo che presto lo accompagnerà sulla limousine del trionfo a Kiev.
Ora il leader ceceno è intervenuto con una forte critica nei confronti del capo della missione diplomatica per le trattative di pace, Vladimir Medinskij, assicurando che lui e i suoi soldati non smetteranno di combattere fino alla vittoria definitiva. Medinskij aveva fatto sapere, dopo le trattative di Istanbul dello scorso 29 marzo, che l’Ucraina era pronta a concedere le principali condizioni richieste dalla Russia, sulla neutralità del Paese e le missioni militari di controllo con gli eserciti dei garanti, Russia compresa.
Per questi motivi il vice ministro russo della Difesa, Aleksandr Fomin, aveva annunciato la sospensione delle azioni nelle zone di Kiev e Černihiv, allo scopo di incrementare la reciproca fiducia. Oltre alle reazioni di alcuni dei più accesi propagandisti russi della guerra, come il conduttore televisivo Vladimir Solov’ev, non si è fatta attendere la risposta di Kadyrov, che insiste nel ripetere che “noi non faremo nessuno sconto, il signor Medinskij si sbaglia e dice cose senza senso. Voi però non preoccupatevi, noi abbiamo un solo comandante in capo, il presidente che guarda 100 anni più avanti di noi, e lui non lascerà a metà quello che ha iniziato come pensano di farvi credere”.
Non è certo la prima volta che Kadyrov si esprime in libertà e in dissenso dai comunicati ufficiali di Mosca, ma c’è da capire se si tratta solo delle sue esternazioni senza controllo, o se c’è dietro un vero partito di “falchi” guerrafondai. I kadyrovtsy sono spesso usati come spauracchi all’interno e all’esterno, molto al di là della loro reale efficacia, come conferma a Kavkaz.Realii uno dei dirigenti dell’Istituto nazionale ucraino per le ricerche strategiche, Valeryj Kravčenko: anche a Bucha e in altre località si è parlato della disumanità dei ceceni, per coprire i misfatti delle altre truppe regolari.
Kadyrov serve anche a unire i toni della jihad islamica alla “guerra santa” ortodossa, considerando che molti soldati schierati in Ucraina vengono dai territori caucasici e asiatici, e molti sono di fede musulmana. Anche le critiche a Medinskij, e allo stesso ministro degli esteri Sergej Lavrov, secondo Kravčenko sono soltanto un gioco delle parti: “Kadyrov non è mai spontaneo, interviene sempre dietro indicazione dei suoi tecnici della comunicazione politica… la sua aggressività serve soprattutto per rassicurare l’opinione pubblica interna alla Russia, facendo capire che la dirigenza non è disposta a subire il disonore della sconfitta”.
L’attivista umanitaria pietroburghese Daria Hejkinen, che ha raccolto le firme per la deposizione di Kadyrov, subendo per questo l’arresto, è convinta che le dichiarazioni del capo ceceno siano tutte farina del suo sacco, “ma a Mosca non si curano di esse, anche se contraddicono le versioni ufficiali; fa loro comodo la confusione che egli crea, tanto sanno che quando vogliono lo mettono a tacere”.
Anche altri esperti ritengono che Kadyrov in realtà parli a vanvera, visto che comunque la Russia non è in grado di portare fino in fondo l’assalto alla capitale ucraina e alle zone centro-occidentali. Il portavoce del Cremlino, Dimitrij Peskov, ha liquidato la questione dicendo che “non sono questioni di competenza di Kadyrov”.
A Kadyrov non importa coprirsi di sangue, più nella realtà virtuale che sul campo. Il fumo che alza fa comodo a Mosca, sia nella copertura dei crimini di guerra sia nel confondere le idee sulle ritirate e le strategie, fino a quello che verrà comunque spacciato come il “trionfo annunciato” che presto, si spera, metterà fine alla guerra e alle stragi.
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