Jihadisti dello Stato islamico arrestati per le proteste di Jakarta
Il portavoce della polizia: “Volevano condurre attentati approfittando delle manifestazioni”. Arrestati oltre 450 presunti rivoltosi. Il governatore di Jakarta: “Sono morte almeno otto persone; 737 sono ferite”. Quattro decessi sono dovuti a coltellate, altrettanti a colpi di arma da fuoco. Ma la polizia non aveva in dotazione proiettili letali. Fonti d’intelligence: “L'obiettivo di alcuni era creare ‘martiri’”.
Jakarta (AsiaNews) – La polizia indonesiana ha arrestato due persone sospettate di essere affiliate allo Stato islamico (Is): avevano intenzione di lanciare un attacco terroristico sotto la copertura delle proteste contro i risultati delle elezioni presidenziali. Presunti membri dell’islamista Islamic Reformist Movement (Garis), i due erano tra le centinaia di rivoltosi che sono scesi in piazza nel centro di Jakarta tre giorni fa. Lo ha dichiarato ieri l’ispettore generale Muhammad Iqbal, portavoce della Polizia nazionale.
Le violente manifestazioni di piazza che hanno messo a ferro e fuoco diverse zone di Central e West Jakarta sono terminate solo nella notte tra il 22 ed il 23 maggio. Le autorità hanno arrestato oltre 450 presunti rivoltosi. Molti di questi risultano provenire da fuori Jakarta (Bekasi, Sumatra e le province di Banten, Central e West Java). La polizia ha trovato buste contenenti denaro su alcune delle persone perquisite. Il portavoce della Polizia nazionale, l’isp. gen. Muhamad, due giorni fa ha sostenuto che “gli incidenti erano premeditati ed i contestatori hanno ricevuto soldi per creare il caos”.
Anies Baswedan, governatore di Jakarta, ha dichiarato ieri sera che nei due giorni di violenze “sono morte almeno otto persone; altre 737 ricevono cure mediche presso gli ospedali”. Tra i feriti, 79 sono in gravi condizioni. In questi giorni, le forze di sicurezza hanno sempre smentito e definito “fake news” ogni presunto coinvolgimento di agenti o militari nella morte di manifestanti. Argo Yuwono, portavoce della polizia di Jakarta, ha dichiarato la sera del 23 maggio che quattro delle vittime sono morte a causa di coltellate. Il dott. Musyafak, a capo del Kramat Jati National Police Hospital, ha aggiunto di aver condotto esami autoptici su altri quattro corpi, da cui è emerso che la causa dei decessi sono stati colpi di arma da fuoco. Il medico militare non ha però specificato se le morti sono dovute a pallottole di gomma o letali. I circa 58mila membri del personale di sicurezza che il governo ha schierato a Jakarta non avevano in dotazione tali proiettili.
La condotta di agenti e soldati ha suscitato l’apprezzamento di gran parte della società indonesiana. In molti celebrano l’operato del gen. Tito Karnavian, capo della polizia. Il quotidiano JakartaPost cita fonti militari e afferma che la decisione di non armare le forze sul campo con proiettili mortali è stata presa per evitare accuse in caso di morti tra i manifestanti. Alcune informazioni d’intelligence indicavano la possibilità che terroristi sparassero tra la folla. La tesi è confermata dal ritrovamento di un fucile d’assalto M4, arma utilizzata dall’esercito Usa. La polizia ha rinvenuto anche diversi caricatori ed un silenziatore. “Utilizzando quest’ultimo – dichiara la fonte del Post – nessuno si sarebbe accorto degli spari. Sulla base della nostra intelligence, gli obiettivi erano funzionari governativi, militari e manifestanti: l'obiettivo era creare ‘martiri’”.
23/05/2019 10:36