12/09/2019, 09.16
INDIA
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Jharkhand, radicali indù devastano un college dei gesuiti. 'Tutto distrutto'

Il St. John Berchmans Inter College di Mundli è stato distrutto e razziato da una folla di 500 persone. Il pretesto dell’aggressione è stato un litigio tra studenti e ragazzi tribali ospitati nell’ostello adiacente la scuola. La dirigenza chiede aiuto alla Commissione nazionale per i diritti umani e a quella per le minoranze.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Una scuola cattolica del Jharkhand gestita dai gesuiti è stata devastata la scorsa settimana da una folla di 500 persone, presunti radicali nazionalisti indù, e nessuno è intervenuto per assicurare alla giustizia i colpevoli. A denunciare l’accaduto è p. Thomas Kuzhively, segretario dell’istituto, che ieri ha diffuso una dichiarazione ufficiale in cui condanna l’inerzia delle autorità di governo. La scuola è il St. John Berchmans Inter College di Mundli ed è gestita dai gesuiti della provincia di Dumka-Raiganj. Il sacerdote lamenta: “Tutto è distrutto. Non possiamo riaprire il college”.

La dirigenza scolastica lancia un appello al governatore del Jharkhand, al Chief minister e ai presidenti della Commissione nazionale per i diritti umani e della Commissiona nazionale per le minoranze. L’episodio è avvenuto il 3 settembre scorso, in una lunga sequenza di discriminazioni contro la minoranza cristiana dello Stato. Secondo p. Kuzhively, a scatenare la furia degli attivisti indù sarebbe stato un litigio tra alcuni alunni e gli studenti che vivono nell’ostello adiacente, che ospita i ragazzi tribali. “Perché – chiede – nessuno è stato arrestato dopo otto giorni? Per caso non stiamo lasciando che questi elementi antisociali prendano il sopravvento, essendo passivi [di fronte] alle loro ciniche attività?”.

Il segretario racconta che la folla si è presentata al college armata di bastoni, catene, mazze di ferro, coltelli e pistole. Poi hanno selezionato gli studenti tribali del Loyola Adivasi Hostel e li hanno colpiti con ferocia. Due di loro hanno riportato ferite gravi e sono stati salvati solo grazie all’intervento delle suore che si sono frapposte tra gli aggrediti e i criminali. La folla ha anche tentato di bloccare l’ambulanza chiamata per il trasporto dei feriti in ospedale.

P. Nobor Bilung, il preside, ha tentato di calmare gli animi, ma “ha fatto appena in tempo a schivare un colpo in testa. La folla non era nelle condizioni di ascoltare nessuno”. Gli aggressori hanno mandato in frantumi le finestre, piegato le pale dei ventilatori sul soffitto, danneggiato i tubi di scarico, i mobili, i pannelli elettrici e l’impianto stereo. Dopo aver devastato la scuola, essi hanno proseguito nell’ostello, distruggendo telecamere a circuito chiuso, bacheche, sedie, panche, quadri appesi al muro e tutto ciò che incontravano sul loro cammino. “Non soddisfatti”, aggiunge, hanno tentato di molestare le suore e le ragazze; infine hanno fatto irruzione nella veranda dove erano parcheggiate alcune motociclette, mandandone in pezzi quattro; poi hanno rubato tre cellulari usati dai ragazzi dell’ostello e i soldi conservati nell’ufficio del preside. I danni stimati di tutta la devastazione ammontano a 1,5 milioni di rupie (19mila euro).

Anche i poliziotti della stazione di Tinpahar non sono stati risparmiati dalla furia della folla: alcuni di loro sono stati feriti, compreso un vice-ispettore, dopo aver fermato un gruppo di riottosi. “È ovvio – conclude p. Kuzhively – che qualcuno dall’esterno li fomentava”.

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