Jakarta: i separatisti papuani sono ‘terroristi’
Inseriti in una apposita lista nera. La decisione legata agli ultimi episodi di violenze. Morto in una imboscata una delle figure di primo piano dell’intelligence. Ucciso un poliziotto in uno scontro a fuoco. Il presidente Widodo ordina una caccia all’uomo. Secondo i critici la decisione avrà “conseguenze” imprevedibili.
Jakarta (AsiaNews) - Il governo di Jakarta ha classificato come “terrorista” il gruppo separatista papuano West Papua National Liberation Army (TPNPB). La decisione è arrivata oggi ed è stata ufficializzata dal ministro per gli Affari legali, politici e la sicurezza Mohammad Mahfud MD, secondo cui il movimento si è reso protagonista in passato di frequenti attacchi mortali contro civili. Fra le vittime anche il capo dell’intelligence di Papua, colpito a morte mentre visitava con i propri collaboratori un’area remota della regione.
Il brigadiere generale Gusti Putu Danny Karya Nugraha, fra le figure di primo piano della sicurezza interna, è rimasto vittima di una imboscata lo scorso 25 aprile mentre stava pattugliando l’area di Dambet, nel distretto papuano di Puncak. Si tratta del militare di più alto grado colpito a morte dal gruppo separatista durante le operazioni di pattugliamento promosse dalle Forze armate negli ultimi mesi.
L’ultimo fatto di sangue in ordine di tempo risale al 27 aprile, quando un poliziotto di nome Komang è rimasto ucciso nello scontro a fuoco con alcuni membri del gruppo ribelle. Da qui la decisione del governo indonesiano e del presidente Joko “Jokowi” Widodo di accelerare sulla scelta di definire “terrorista” il movimento, di affidare all’esercito il compito di pattugliare l’area e di attuare una vera e propria caccia all’uomo, con il contributo delle forze di polizia e della sicurezza interna.
Secondo il ministro Mahfud, la scelta di inserire il gruppo fra i movimenti terroristi è in linea con la legge anti-terrorismo. “Quanti compiono atti di violenza - ha detto il ministro - che colpiscono le persone e altre strutture pubbliche a causa della loro diversa ideologia politica e di difesa sono da considerare terroristi”.
Non mancano però voci critiche e di dissenso in merito alla decisione governativa. Interpellato da AsiaNews, J. Kristiadi del Csis (Centre for Strategic and International Studies) di Jakarta parla di mossa “tropo rischiosa” e dalle “conseguenze” imprevedibili. Questi gruppi, aggiunge, si definiscono “combattenti” e in lotta “per l’indipendenza di Papua”, quindi la chiave della loro lotta “è politica e ideologica”. Sarebbe preferibile, conclude, che gli atti dei guerriglieri siano perseguiti "dalla giustizia ordinaria”.