24/08/2016, 11.40
INDONESIA
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Jakarta: amnistia sulle tasse per rimpatriare i capitali tenuti all’estero

di Mathias Hariyadi

Con la nuova legge decisa da Joko Widodo ai ricchi evasori verranno perdonate le passate violazioni. L’obbligo è quello di far tornare in Indonesia tutti i propri beni e dichiararli allo Stato, pena una multa. In crisi i ricchi, commercialisti in allerta.

 

Jakarta (AsiaNews) – Allargare il numero di coloro che pagano le tasse, rimpatriare i capitali tenuti all’estero, aumentare gli investimenti in Indonesia e risanare il bilancio pubblico. Sono questi gli scopi della nuova amnistia sulle tasse decisa dal governo di Joko Widodo, tesa a perdonare gli evasori del passato per garantirsi più entrate in futuro.

Secondo le nuove procedure, ogni cittadino indonesiano che ha evaso in passato è obbligato a dichiarare i sui beni allo Stato. Nel caso che la dichiarazione non avvenga entro settembre, gli sarà imposta una tassa che varia dal 2 al 4% del suo capitale. Se entro dicembre la dichiarazione non sarà effettuata la multa salirà al 5%, e al 10% se i documenti non verranno consegnati entro marzo 2017. Al momento il totale della penali pagate ammonta a 947 miliardi di rupie (circa 71,5 milioni di dollari).

Con questa manovra Jakarta punta a riottenere i fondi nascosti all’esteri. Sri Mulyani, ministro della Finanza, afferma che i risparmi tenuti all’estero verranno rimpatriati soprattutto da Singapore. Al 20 agosto, la somma di fondi dichiarati da cittadini indonesiani nella città-Stato ammontava a 6mila miliardi di rupie, ed è in aumento.

Il ministro ha confermato che le autorità singaporiane sostengono in tutto la manovra di Jakarta e che “non c’è alcuna politica o regola finanziaria di Singapore che ostacola la nuova amnistia sulle tasse”.

Il secondo Paese dove i risparmiatori indonesiani tengono i loro beni è il Regno Unito, con almeno 140 miliardi di rupie.

La nuova politica decisa da Joko Widodo ha sconvolto il modo di agire di molti ricchi indonesiani, che ora si domandano come comportarsi a fronte della posizione del governo. Mentre il momento è considerato critico dagli evasori, la nuova legge rappresenta un’occasione per la classe dei commercialisti, che da un momento all’altro si è ritrovata piena di lavoro.

Un commercialista cattolico, che è voluto rimanere anonimo, racconta che mai come nelle ultime settimane è stato così pieno di incontri con persone facoltose che chiedono consigli su come muoversi nel nuovo scenario.

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