Jakarta, sotto accusa il ministro (islamico) per le Religioni: tangenti per l'Hajj
Jakarta (AsiaNews) - Un altro scandalo corruzione scuote politica e società civile indonesiana, mentre infiamma la campagna elettorale per le presidenziali che - il prossimo 9 luglio - porteranno il Paese a scegliere il nuovo capo di Stato. Questa volta a finire nel mirino della Commissione anti-corruzione (Kpk) è Suryadharma Ali, attuale ministro per gli Affari religiosi e presidente del più importante partito filo-islamico, lo United Development Party (Ppp). Secondo le indagini della squadra speciale, egli sarebbe coinvolto in un giro di corruzione con al centro i finanziamenti per i pellegrinaggi alla Mecca (Hajj, uno dei cinque pilastri dell'islam e rito che ogni fedele musulmano dovrebbe compiere almeno una volta nella vita). I vertici della Kpk escludono qualsiasi legame fra la vicenda e la battaglia politica in vista del voto di luglio. "Si tratta solo di un'indagine come le altre - affermano in un comunicato - e di applicare le leggi". Fonti vicine all'inchiesta parlano di "solidi" elementi probatori a conferma delle accuse contro il politico.
L'Indonesia è la nazione musulmana più popolosa al mondo e, in quanto tale, la base di partenza di un enorme flusso di pellegrini che si recano ogni anno in pellegrinaggio nei luoghi sacri dell'islam. Un elemento di carattere religioso, ma che si affianca all'inevitabile giro di affari miliardario sui fedeli, sui viaggi organizzati e sul numero dei permessi in continuo aumento, con le inevitabili ripercussioni sui tempi di rilascio. Le accuse contro Ali sono uno schiaffo in faccia all'immagine del Paese musulmano e del suo ministero per gli Affari religiosi, che ogni anno deve vigilare sulle procedure che portano 211mila persone a viaggiare alla volta dell'Arabia Saudita, a fronte di un numero di richieste che supera le 500mila.
Se non si è "fortunati", possono trascorrere anni prima di ottenere il visto per un pellegrinaggio alla Mecca. Ecco perché, a migliaia, scelgono di accorciare i tempi tramite un "migliore accesso" e una discreta somma di denaro, da investire in quello che viene chiamato "Hajj Plus Package". Si può disporre così di un migliore trattamento, strutture avanzate e comfort sconosciuti alla massa dei pellegrini. E in questo vorticoso giro di affari si nascondono episodi di corruttela e malaffare.
Oltre che essere presidente del più importante partito islamico moderato, Ali è un alleato chiave nella coalizione guidata dal Gerindra Party e dal suo leader, l'ex generale Prabowo Subianto in corsa per la carica più alta dello Stato. Nella notte un gruppo di inquirenti ha perquisito gli uffici del ministero a Jakarta, in cerca di ulteriori prove. In queste ore egli ha precisato che non intende dimettersi, nonostante l'inchiesta di corruzione a suo carico.
Un altro duro colpo alla leadership del presidente uscente Susilo Bambang Yudhoyono, che si è già visto arrestate nei mesi scorsi figure di primo piano dell'esecutivo; fonti bene informate riferiscono che il presidente potrebbe chiedere al ministro di fare un passo indietro, evitando così di doversi assumere in prima persona l'onere di cacciarlo.
Negli ultimi tre anni la Commissione anti-corruzione ha eseguito una serie di operazioni di successo in tutto il Paese, mietendo vittime illustri e facendo emergere casi clamorosi di malaffare in vari settori, dalla giustizia, alla politica fino all'economia. Tra i tanti, ricordiamo l'arresto di un ministro di primo piano dell'attuale esecutivo e del presidente della Corte costituzionale, lo scandalo che ha investito il mondo del petrolio e gli intrighi che hanno portato alla rielezione dell'ex governatore della Banca centrale. Del resto il tema della corruzione è proprio uno degli argomenti chiave attorno ai quali si sono giocate le elezioni generali ad aprile e sarà anche al centro del dibattito politico per le presidenziali di luglio.
09/05/2022 13:22
18/03/2024 16:34