10/10/2013, 00.00
INDONESIA
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Jakarta, 46 Ong contro l’Apec: no a globalizzazione e colonizzazione economica

di Mathias Hariyadi
L’Alleanza popolare indonesiana (Ipa) rilancia il bisogno di politiche protezioniste a tutela della produzione locale. Non solo i settori chiave, fra cui petrolio ed energia, ma pure l’intrattenimento e il tempo libero sono ormai in mano straniera. Un risultato delle politiche di liberalizzazione volute dal presidente Yudhoyono.

Jakarta (AsiaNews) - L'Alleanza popolare indonesiana (Ipa), forum nazionale che raccoglie 46 Ong del Paese, si scaglia contro la globalizzazione economica e la cessione di sempre maggiori fette di mercato a multinazionali e industrie straniere, a discapito della produzione locale e del pubblico. La nota congiunta è una risposta al comunicato finale del vertice Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation, organismo nato nel 1989 con lo scopo di favorire la crescita nella Regione) a Bali, in cui si chiede di "favorire" l'ingresso delle grandi compagnie internazionali. Per le voci critiche, infatti, nei nove anni di mandato del presidente Susilo Bambang Yudhoyono si è registrata una progressiva "colonizzazione" dello Stato nei settori strategici prima, seguiti poi dai beni di più ampio consumo.

"Purtroppo, ci spiace sottolineare che non possiamo in alcun modo accettare nessuno degli impegni emersi dal Forum Apec a Bali" sottolineano le 46 Ong riunite sotto la sigla Ipa. Le eccessive liberalizzazioni economiche hanno marchiato quasi per interno l'ultimo decennio di vita della nazione, causando gravi danni alla produzione locale.

Percorrendo strade e centri commerciali, infatti, è sempre più facile scorgere cittadini intenti a consumare "prodotti europei o americani", piuttosto che manufatti del luogo. E non solo in materia di cibo e bevande, ma anche negli oggetti di uso comune e in tutti quei simboli che sono retaggio della cultura "occidentale".

Oggi in Indonesia non sono solo i beni più importanti come miniere e giacimenti petroliferi a essere dominati da multinazionali e giganti stranieri; la progressiva "colonizzazione" economica ha toccato anche il comparto degli affari e della finanza, il vestiario, l'industria dell'intrattenimento e il tempo libero. Ecco perché - secondo alcuni - è necessaria una politica più protezionista dopo gli anni di liberismo ed esterofilia, per riconquistare il controllo dei "settori chiave" dell'imprenditoria e imporre un "nuovo modello" di business.

Le 46 Ong Ipa puntano il dito sulla "sovranità interna" e chiedono ai responsabili di governo di rispettare la Costituzione del 1945, la quale stabilisce che "tutti i beni primari e fondamentali" come acqua, petrolio, riso, miniere e gas siano "amministrate e governate" da compagnie o industrie made in Indonesia. Una battaglia fondamentale per il controllo delle risorse e degli affari, combattuta peraltro nel disinteresse di un'opinione pubblica più attenta agli scandali corruzione e al malaffare emersi nelle ultime settimane. 

 

 

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