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INDONESIA
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Jakarta: polemiche sul possibile rimpatrio del leader della Jemaah Islamiah

di Mathias Hariyadi

Mente degli attentati a Bali e degli attacchi ai cristiani, Hambali è detenuto a Guantanamo. Il governo prospetta il rientro in patria, nell’ambito dello scioglimento del gruppo e di una politica di ritorno di quanti si trovano incarcerati all’estero. Attivisti sottolineano le differenze fra lavoratori migranti in cella e un estremista condannato. 

Jakarta (AsiaNews) - C'è sconcerto e preoccupazione fra tanti indonesiani per la decisione, emersa in queste ore, di rimpatriare il più famoso e sanguinario dei leader della Jemaah Islamiah (JI), il gruppo terrorista ormai disciolto, ma responsabile di alcune fra le pagine più sanguinarie della storia recente del Paese. I vertici di governo, in prima linea il presidente Prabowo Subianto, hanno infatti dato il via libera al ritorno in patria di Riduan Isamuddin, meglio noto col nome di battaglia di Hambali, mente della strage di Bali del 2002 e dell’attacco contro i cristiani. Un’altra scelta controversa del capo dello Stato, che segue l’ipotesi di clemenza per i colpevoli di corruzione previa restituzione della somma peraltro senza fornire indicazioni sulle modalità. 

Originario di Cianjur, reggenza della provincia di West Java, il leader estremista è rinchiuso a Guantanamo, il carcere di massima sicurezza sotto controllo statunitense in territorio cubano, ed è famoso col soprannome di “Osama bin Laden del Sud-est asiatico”. Hambali evocava la creazione di uno Stato islamico sotto forma di teocrazia in tutto il Sud-est asiatico, che lui avrebbe guidato con la nomina a califfo. La sua ambizione era di governare Indonesia, Malaysia, Singapore, il Brunei e parti di Filippine, Myanmar e Thailandia. Egli ha ricevuto un’attenzione crescente all’indomani degli attentati di Bali del 2002, in cui morirono 202 persone, in larga maggioranza turisti stranieri; l’arresto un anno più tardi in una operazione congiunta di Cia e polizia thai. 

A rendere noto il piano di rimpatrio è stato Yusril Ihza Mahendra, coordinating Minister for Legal, Human Rights, Immigration; un annuncio che ha subito destato sconcerto e preoccupazione nella società civile indonesiana. “[Nonostante i gravi reati passati] Hambali è un nostro concittadino. Non importa - ha detto Mahendra - quanto abbia sbagliato in passato e viva all’estero, è nostro dovere sul piano politico prestare attenzione al suo caso e alla sua posizione”.

In riferimento alla vicenda giudiziaria, egli sostiene che i fatti ascrivibili ad Hambali siano ormai andati in prescrizione. “Gli attentati di Bali del 2002 sono avvenuti 23 anni fa e, in base alle nostre procedure legali, il suo caso è già scaduto per essere consegnato alla giustizia”. “Legalmente - avverte il ministro - non può più essere condannato a morte o all’ergastolo. Se (in base ai nostri protocolli legali) il suo caso ha più di 18 anni e non è stato portato in giudizio, il caso è in prescrizione e l’imputato non può più essere rinviato a giudizio”.

Presto esporrà il caso al presidente Prabowo Subianto, il quale ha già mostrato grande attenzione alla sorte dei cittadini indonesiani detenuti all’estero e che egli intende rimpatriare. Fra questi vi sono anche quelli detenuti in Malaysia e in Arabia Saudita, in maggioranza lavoratori immigrati sprovvisti di documenti di viaggio regolari. “Abbiamo notizie aggiornate che il numero dei nostri concittadini indonesiani in Malaysia è di 54, tutti condannati a morte ma non ancora giustiziati. Non vi è - ha aggiunto - un numero esatto di detenuti indonesiani in Arabia Saudita”.

La vicenda ha già sollevato critiche e pesanti contrarietà, soprattutto fra quanti in seno alla società civile vogliono sottolineare le differenze fra un terrorista condannato per strage e lavoratori migranti arrestati perché sprovvisti dei permessi necessari. Anche di quanti, spiega un attivista ad AsiaNews, “commettono reati gravi, come l’omicidio del loro datore di lavoro all’estero, in situazione straordinarie come il mancato versamento dei salari o le ripetute violenze fisiche e sessuali”. “Hambali non rientra in tali circostanze. È un terrorista e non è moralmente idoneo a tornare in patria” afferma un cittadino di nome Suryo. “Il terrorismo - aggiunge Mila - non ha una posizione legale e morale per poter beneficiare della grazia”. 

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