Israele riapre i valichi con Gaza, ma dà il via libera a nuove case a Gerusalemme est
Gerusalemme (AsiaNews) - Israele ha riaperto i posti di confine con la Striscia di Gaza a Erez (nella foto) e Kerem Shalom. La notizia è stata data dal Ministero della difesa, che ha così annullato la chiusura annunciata all'inizio del mese, in seguito al lancio di un razzo contro il territorio israeliano, considerato una violazione della tregua, ma che non aveva causato feriti o danni.
A tale notizia, destinata a far abbassare la tensione, contrastano due decisioni prese ieri dalle autorità: il via libera alla costruzione di 500 nuove case nella zona di Gerusalemme est e l'approvazione di una legge che esclude la possibilità di liberare, in seguito a trattative diplomatiche, "terroristi" responsabili di uccisioni.
L'approvazione del piano per costruire 500 nuove case riguarda i coloni di Ramat Shlomo. Nell'area di Gerusalemme est, che i palestinesi vorrebbero divenisse la capitale del loro futuro Stato. Annunciata dal Ministero degli interni, la decisione ha provocato la reazione negativa, oltre che da parte palestinese, del Dipartimento di Stato Usa, che si è detto "profondamente preoccupato". Dichiarazione che fa seguito a quella della Casa bianca che il mese scorso aveva fatto sapere che la prosecuzione del piano di insediamenti avrebbe potuto "allontanare Israele anche dai suoi alleati più stretti.
E' vista come un altro possibile ostacolo alla pace anche la legge approvata ieri dalla Knesset (il Parlamento israeliano) con la quale si limita fortemente la possibilità che i colpevoli di omicidio possano essere liberati sulla base di negoziati diplomatici, dal momento che la liberazione di prigionieri fa sovente parte di accordi con i palestinesi.
I casi legati ad attacchi terroristici o che hanno provocato la morte di bambini, potranno infatti essere presi in considerazione solo se il condannato ha scontato almeno 15 anni di pena e non sarà possibile commutarla per prigionieri di meno di 40 anni.
La legge, che non ha effetto retroattivo, stabilisce che il governo non avrà l'autorità di approvare la liberazione anticipata di detenuti nell'ambito di un accordo per lo scambio di prigionieri. Tuttavia non viene tolta la possibilità del presidente di concedere la grazia.