Islamabad: le minoranze religiose chiedono più spazio nel censimento
Ieri è stato presentato un documento che mette in luce le incongruenze tra i censimenti della popolazione pakistana tra il 1981, il 1998 e il 2017. Le minoranze religiose non sono rappresentate in modo fedele. Necessario ampliare le categorie di autodefinizione.
Islamabad (AsiaNews) - La società civile del Pakistan chiede di rivedere i metodi utilizzati dal governo per condurre i censimenti: durante una conferenza organizzata ieri dal Centro per la giustizia sociale, i relatori hanno esortato l’Ufficio di statistica a ripensare le domande dei questionari e contare separatamente le popolazioni nomadi e le altre minoranze (baha’i, kalash, ebrei, buddhisti) anziché raggrupparle tutte sotto la voce “altri”: in questo modo sarebbe possibile rendere conto della varietà etnica e religiosa del Paese e pianificare politiche mirate.
Durante l’evento è stato presentato un documento intitolato “Confusione demografica delle minoranze”, che esamina i dati dei censimenti del 1981, del 1998 e del 2017: il quadro demografico appare incoerente e illogico, dando adito a dubbi sulla credibilità delle statistiche stilate dal governo. Per esempio, la percentuale di persone appartenenti a minoranze religiose, pari al 3,32% della popolazione totale nel 1981, è salita al 3,73% nel 1998 e per poi scendere a 3,52% nel 2017. In numeri assoluti si tratta di 7,32 milioni di persone, tra cui sono compresi cristiani (2,64 milioni), indù (3,6 milioni), ahmadi (0,19 milioni), persone delle caste classificate (0,85 milioni) e persone di "altre" religioni (0,04 milioni).
Parte delle incongruenze si spiegano guardando alle categorie utilizzate dalla National Database and Registration Authority (Nadra): se da una parte i cittadini possono scegliere di identificarsi in una delle 18 categorie disponibili, dall’altra i dati dei censimenti limitano la scelta a sei o al massimo a nove categorie, escludendo alcune minoranze.
Peter Jacob, direttore esecutivo del Centro per la giustizia sociale, ha sottolineato la sfiducia creatasi dopo il censimento del 2017: “È necessario coinvolgere la società civile per evitare gli stessi errori nel censimento del 2022”. Una maggiore trasparenza riguardo la raccolta dei dati e l’elaborazione dei risultati, hanno evidenziato altri partecipanti alla conferenza, sarebbe sicuramente d’aiuto.
Secondo Albert David, membro della Commissione nazionale per le minoranze, l’Ufficio di statistica e la Nadra devono utilizzare lo stesso vocabolario. “C’è preoccupazione tra i cristiani per il fatto che il loro numero sia stato sottostimato”, ha aggiunto, “e ciò ha un impatto anche sui loro diritti politici, sociali ed economici”. Dai dati dei censimenti infatti derivano per esempio l'allocazione delle risorse, la rappresentanza nelle assemblee legislative e la definizione delle circoscrizioni.
23/11/2017 11:40