Islamabad cerca di arginare l'escalation di violenza con nuove operazioni militari
Le autorità locali hanno riferito di aver ucciso solo nell'ultimo settimana 16 terroristi. Oltre alla minaccia dei talebani pakistani e alle rivendicazioni della popolazione del Belucistan, di recente si sono aggiunti nuovi scontri settari nel Khyber Pakhtunkhwa. Ma la risposta dell'esecutivo, concentrato sulle dinamiche di politica interna, viene considerata insufficiente.
Islamabad (AsiaNews) – Il governo del Pakistan sta rispondendo alle diverse ondate di violenza all’interno del Paese con una serie di operazioni “basate sull’intelligence”: solo nel weekend tra il 30 novembre e il primo dicembre sono stati uccisi 16 miliziani nelle diverse province del Khyber Pakhtunkhwa, del Belucistan e del Punjab, ha affermato l’agenzia portavoce dell’esercito, l’Inter-Services Public Relations (ISPR).
Nel distretto di Bannu, situato nella provincia del Khyber Pakhtunkhwa, gli scontri con le forze di polizia hanno portato alla morte di cinque terroristi e il ferimento di altri nove, mentre in un attacco separato nell’area di Shagai, parte del distretto di Khyber, sono stati uccisi tre miliziani. Un altro scontro si è svolto nella città di Mianwali, nella provincia del Punjab, dove un gruppo di circa 20 combattenti ha attaccato la stazione di polizia di Chapri utilizzando lanciarazzi e bombe a mano, secondo quanto riferito dagli agenti locali. Quattro miliziani sono stati uccisi. Infine, nel distretto di Sherani, in Belucistan, altri quattro presunti terroristi provenienti dall’Afghanistan, secondo le forze dell’ordine, sono stati uccisi in un’ulteriore operazione militare.
Il Pakistan Institute for Conflict and Security Studies, un think-tank locale, solo nel mese di novembre ha registrato 71 attacchi armati, e, nello stesso periodo, le forze di sicurezza hanno riportato la morte di 127 agenti. Da gennaio a un mese dalla conclusione dell’anno si sono verificati 856 attentati, che hanno provocato la morte di oltre 1.000 persone tra civili e forze dell’ordine. Nel 2023 la cifra si era fermata a 645.
L’aumento di violenza in Pakistan ha diverse ragioni. Nel distretto di Kurram, parte della provincia di Khyber Pakhtunkhwa, dove nei giorni scorsi sono scoppiate violenze settarie tra sunniti e sciiti in seguito all’attacco a un convoglio, il bilancio dei morti è salito a 130, con 200 feriti, hanno riferito le autorità. Il governo ha cercato di mediare un cessate il fuoco che però non ha retto. I funzionari locali stanno cercando di conciliare i contrasti (che hanno origine da dispute territoriali poi esacerbate con l’inserimento nella regione dei talebani pakistani) tramite colloqui con gli anziani delle varie tribù. Anche i talebani (Tehreek-e Taliban Pakistan o TTP), che da tempo prendono di mira il governo con attentati perché intendono a costituire un Emirato a modello di quello in Afghanistan, si sono proposti come mediatori tra sunniti e sciiti suggerendo di risolvere la controversia secondo la tradizione pashtun. Dal ritorno al potere dei "cugini" afghani nel 2021, i TTP si sono sentiti galvanizzati e hanno aumentato le loro azioni terroristiche contro le forze di sicurezza pakistane. A luglio e agosto di quest'anno hanno rivendicato oltre 200 attentati al mese.
Nel Belucistan, invece, la maggior parte delle aggressioni sono rivendicate dall’Esercito per la liberazione del Belucistan (Balochistan Liberation Army o BLA), un gruppo armato indipendentista designato dal governo come organizzazione terroristica. Il 9 novembre un attentato alla stazione ferroviaria di Quetta ha causato la morte di circa 30 persone. Subito dopo, il primo ministro Shehbaz Sharifha annunciato l’approvazione di un’operazione militare con il BLA, ma senza poi fornire ulteriori dettagli. Anche dalla Cina sono aumentate le pressioni sul governo pakistano perché gli attentati del BLA colpiscono di frequente gli operai e gli ingegneri cinesi che si trovano in Pakistan per gestire i progetti infrastrutturali di Pechino in Belucistan, una regione ricca di risorse, di cui la popolazione locale si sente privata.
Già a giugno Islamabad aveva annunciato il dispiegamento dell’operazione “Azm-e-Istehkam” per porre fine alle azioni dei vari gruppi terroristici in Pakistan, ma secondo diversi analisti il governo non ha le risorse finanziarie per condurre un’operazione su larga scala (come invece avvenuto in passato, in particolare contro i TTP), ragione per cui è passato a proporre “operazioni basate sull’intelligence”. Allo stesso tempo, gli esperti ritengono che il governo sia concentrato principalmente sulle rivalità politiche interne.
Il governo di Islamabad nell'ultima settimana ha iinfatti dovuto fronteggiare anche le crescenti proteste da parte del Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI), il partito guidato dall’ex premier Imran Khan, in carcere da oltre un anno. Nonostante il PTI abbia di fatto vinto le ultime elezioni, è stato marginalizzato all’opposizione. Anche se per il momento la situazione è stata riportata alla normalità, molti commentatori temono che le proteste si ripresenteranno, probabilmente in maniera ancora più violenta.
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