Islamabad, Imran Khan continua ad agitare la politica: a rimetterci è però l'economia
L'ex premier e star del cricket ha annunciato un'altra marcia per avere elezioni anticipate. Ha poi dichiarato che l'uccisione del giornalista Ashrad Sharif in Kenya sia stata mirata. Il capo dell'intelligence per la prima volta ha parlato in maniera diretta ai media. Le agenzie internazionali di rating temono che l'attuale instabilità politica alimenterà la crisi economica.
Islamabad (AsiaNews) - L’ex primo ministro Imran Khan continua ad agitare la vita politica del Paese, generando preoccupazioni per il contesto economico, già molto precario. Il capo del partito Pakistan Tehreek-e Insaf (Pti) ha annunciato che da domani guiderà una marcia di protesta da Lahore alla capitale - dove dovrebbe arrivare il 4 novembre dopo aver percorso 380 km - chiedendo elezioni anticipate.
La settimana scorsa i suoi sostenitori hanno organizzato piccole proteste contro la decisione della Commissione elettorale di privarlo del suo seggio in Parlamento. Khan è accusato di aver abusato della carica di premier tra il 2018 e il 2022 vendendo e ricevendo regali di proprietà dello Stato per un valore di 140 milioni di rupie (più di 635mila euro). Le autorità non hanno tolto però al 70enne ex campione di cricket la possibilità di ricandidarsi alle cariche pubbliche, come avevano ipotizzato alcuni inizialmente. La squalifica dalla vita politica in Pakistan può arrivare fino a 5 anni.
L’inzio di questa saga è da far risalire ad aprile, quando il Parlamento con un voto di sfiducia ha rimosso Khan e formato un nuovo governo guidato da Shehbaz Sharif. Da allora il leader del Pti ha continuato a mobilitare i propri sostenitori per chiedere elezioni anticipate, nonostante il governo abbia già risposto che le elezioni si terranno come previsto nell’autunno del prossimo anno.
Khan ha continuato però a sostenere la tesi secondo cui sarebbe stata una congiura internazionale capitanata dagli Stati Uniti a decretare la fine del suo governo. Poi ha cominciato ad attaccare giudici e membri dell’opposizione e ad accusare l’esercito e l’intelligence pakistana (che da sempre ha un ruolo di primo piano in politica) di tramare contro di lui. Ora i partiti tradizionali sembrano non avere idea di come gestire la situazione.
Nei giorni scorsi Khan ha dichiarato che l’uccisione del noto giornalista Ashrad Sharif in Kenya è stata mirata e di sapere che la sua vita era in pericolo: “Ho ricevuto informazioni che stavano per ucciderlo” ha affermato l’ex premier, aggiungendo che il giornalista aveva smascherato la corruzione delle famiglie di Nawaz Sharif e Asif Ali Zardari, entrambi noti politici.
In una storica conferenza stampa tenutasi questa mattina il capo dell’intelligence (Isi), il tenente generale Nadeem Ahmed Anjum, e il maggiore generale Babar Iftikhar, direttore per le pubbliche relazioni tra i servizi (Ispr), temendo che la situazione possa degenerare, hanno voluto chiarire che "fatti, finzione e opinione devono essere differenziati". È la prima volta nella storia del Paese che il capo dell’agenzia di spionaggio si rivolge direttamente ai media. Iftikhar ha presentato le informazioni raccolte finora sul reporter e ha detto che nonostante le critiche negative di Sharif all’esercito, "non abbiamo avuto sentimenti negativi su di lui e non abbiamo tali sentimenti ora”.
La base di supporto di Imran Khan è formata da pakistani delle aree urbane disillusi dai partiti storici: la Pakistan Muslim League (Pml) da cui proviene l’attuale primo ministro (ma da cui proveniva anche il fratello Nawaz Sharif, che ha ricoperto l’incarico di primo ministro per tre volte), e il Pakistan Peoples Party, guidato dai familiari degli ex capi politici Zulfikar Ali Bhutto e Benazir Bhutto.
Khan era stato sostenuto dall’esercito pakistano proprio perché si presentava come un’alternativa alla politica corrotta e dinastica del Paese, ma non è stato in grado di presentare soluzioni concrete ai problemi del Paese, in primo luogo la crisi economica: il valore della rupia si è subito eroso dopo che Khan ha contravvenuto le raccomandazioni del Fondo monetario internazionale e reimposto i sussidi al carburante. Storici alleati del Pakistan come la Cina, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti si sono rifiutati di concedere prestiti per coprire i 126 miliardi di dollari di debito estero.
Dopo le alluvioni degli ultimi mesi il Pakistan ha ancora più bisogno di aiuti internazionali per risollevare la propria economia. Le agenzie di rating temono però che l’attuale instabilità politica non farà altro che alimentare l’incertezza economica.
01/10/2022 11:21