Iraq, non c'è più acqua: il governo ricorre all’importazione dalle nazioni dell’area
Il problema maggiore si registra nel sud, a Bassora. Camion cisterna pronti a dirigersi in città per rifornire la popolazione. A causare l’emergenza, dighe turche e altri progetti energetici sul Tigri e l’Eufrate. Ministro risorse idriche: il problema riguarda “tutte le regioni dell’Iraq”.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Per sopperire alla carenza ormai cronica di acqua a fronte di esigenze sempre crescenti per la popolazione, l’Iraq potrebbe avviare a breve l’importazione di “oro blu” da altre nazioni dell’area mediorientale. Secondo quanto riferiscono gli esperti del ministero dei Trasporti e Baghdad, l’emergenza maggiore si registra nel sud del Paese.
Su ordine del Primo Ministro Haider al-Abadi, una serie di camion cisterna si dirigeranno nei prossimi giorni a Bassora, metropoli del sud, per assicurare le forniture di acqua potabile a una popolazione costretta sempre più in emergenza. Le scorse verranno distribuite in alcuni punti della città; a questa prima fornitura seguirà l’arrivo di navi cisterna provenienti da diversi porti della regione, che dovranno riempire le riserve idriche oggi ai minimi storici.
Alcune agenzie specializzate sotto il controllo ministeriale garantiranno, con cadenza periodica, acqua potabile alle zone residenziali.
Di recente l’Iraq ha registrato un calo vistoso nei livelli delle acque del fiume Tigri a Mosul e a Baghdad, facendo scattare l’allarme per un pericolo imminente di siccità. A febbraio il governo irakeno ha lanciato un appello alle nazioni confinanti, chiedendo di rilasciare una parte delle acque dei fiumi Tigri ed Eufrate per sopperire alla “carenza idrica”. Una delle cause primarie del problema sono i progetti turchi nel comparto energetico, che necessitano di ingenti quantitativi di acqua.
Hamid al-Nayef, portavoce del ministero irakeno dell’Agricoltura, conferma la richiesta ufficiale avanzata dall’Iraq a Damasco e Ankara perché rilascino parte delle loro riserve di acqua. I due Paesi, aggiunge il portavoce, “non hanno rispettato gli impegni e i meccanismi” sottoscritti in tema di condivisione delle risorse idriche. Ciò, conclude, è avvenuto “per molte ragioni, inclusa la costruzione di dighe”.
Oltre ai progetti energetici, alla base della crisi vi è anche una consistente diminuzione delle piogge. Finora, il governo è riuscito a fornire acqua “solo al 75% delle terre destinate alla coltivazione”. “Tutte le regioni dell’Iraq - aggiunge il ministro per le Risorse idriche Hassan al-Janabi - devono fronteggiare il pericolo di mancanza di acqua”.
L’approvvigionamento di acqua è un problema annoso che riguarda diversi Paesi della regione. La scorsa settimana attorno all’oro blu si è aperto un nuovo fronte di scontro fra Iran e Israele, con il governo della Repubblica islamica che accusa lo Stato ebraico di bloccare le piogge. “Il cambiamento climatico in Iran è sospetto” ha dichiarato il generale di brigata Gholam Reza Jalali, ipotizzando una “interferenza straniera” [leggi Israele] nel “blocco” di acqua piovana.
18/07/2018 08:09