24/01/2018, 11.13
IRAQ
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Iraq, a maggio le elezioni politiche. Patriarcato caldeo: Il voto, atto democratico

Il Parlamento ha fissato il voto per il prossimo 12 maggio. Respinte le richieste di rinvio dei deputati sunniti e curdi. Anche la Corte suprema ha dichiarato illegittimo il rinvio. I temi della campagna: lotta alla corruzione e la ricostruzione. Chiesa irakena: Favorire la partecipazione in patria e all’estero. 

 

Baghdad (AsiaNews) - Il Parlamento irakeno, su proposta del Primo ministro Haider al-Abadi, ha fissato per il prossimo 12 maggio la data ufficiale delle elezioni politiche. L’Assemblea non ha tenuto conto delle richieste dei deputati sunniti e curdi, i quali avevano auspicato uno slittamento della consultazione per favorire il rientro di centinaia di migliaia di persone, sfollate dalla guerra contro lo Stato islamico (SI, ex Isis). 

Sulle prossime elezioni politiche, un passaggio chiave per l’Iraq, interviene anche il patriarcato caldeo che parla di “atto democratico” e “possibilità di cambiamento”. I cittadini, spiega in una nota, potranno “scegliere i loro rappresentanti” all’interno degli organi statali ed è per questo necessaria una ampia partecipazione alla consultazione elettorale “in patria e all’estero”. 

Per raggiungere gli obiettivi di “prosperità e progresso” il patriarcato caldeo invita a: aggiornare gli archivi perché tutti abbiamo diritto di voto; esprimere il voto a favore di persone “esperte, patriottiche, oneste e capaci” evitando di affidare il consenso a persone “inesperte e opportuniste”. 

Sulla richiesta di rinvio, nei giorni scorsi si erano espressi anche gli esperti della Corte suprema. I giudici hanno stabilito che lo slittamento è “contraria” ai dettami della Costituzione. 

Il voto della prossima primavera rappresenta un passaggio chiave per delineare il futuro del Paese, dopo tre anni di guerra contro il movimento jihadista. Nel contesto del voto si dovrà scegliere il Primo Ministro, chiamato a guidare la nazione per i prossimi quattro anni. La carica è riservata a uno sciita, comunità maggioritaria in Iraq.

L’attuale premier uscente Abadi, forte della vittoria militare contro l’Isis, si presenta come candidato forte e fra i più autorevoli. Fra le priorità per la prossima legislatura egli ha indicato la lotta contro la corruzione [un problema endemico per il Paese e che ha consumato gli enormi proventi derivanti dalla vendita di petrolio] e l’opera di ricostruzione. 

Fra gli altri candidati alla carica di Primo Ministro vi sono l’ex capo del governo Nouri el-Maliki e l’ex ministro dei Trasporti Hadi el-Amiri. 

Stime del governo irakeno indicano che serviranno almeno 100 miliardi di dollari per l’opera di ricostruzione di case, edifici, infrastrutture distrutte dalla guerra. Tuttavia, la corruzione resta il principale ostacolo all’attrazione di nuovi investimenti dall’estero; secondo le classifiche di Transparency International ancora oggi l’Iraq è la decima nazione più corrotta al mondo.(DS)

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