13/07/2015, 00.00
INDONESIA - ISLAM 

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Indonesia, massima allerta per attentati durante le feste di fine ramadan

di Mathias Hariyadi
Migliaia di poliziotti vigileranno sul festival di Eid al Fitri, che segna la fine del mese sacro islamico di digiuno e preghiera. Nei giorni scorsi un ordigno è esploso in un centro commerciale, senza provocare vittime. Timori per attacchi da parte di cellule locali affiliate allo Stato islamico. Ora nel mirino non più gli stranieri, ma gli stessi cittadini indonesiani.

Jakarta (AsiaNews) - In Indonesia è massima allerta per possibili attentati in concomitanza con i festeggiamenti - e il contemporaneo esodo dalle più importanti città - dell’Eid al Fitri, che segna la fine del ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera islamico, in programma il 17 e 18 luglio. Le autorità hanno predisposto lo stanziamento di migliaia di poliziotti a presidiare le strade e i luoghi simbolo, nel timore di nuove violenze. Intanto gli esperti di terrorismo di matrice islamica del Paese sottolineano un cambiamento radicale negli obiettivi della lotta jihadista: in passato nel mirino (vedi la strage di Bali, nel 2002) vi erano nel mirino stranieri e locali frequentati da turisti occidentali; oggi, invece, la lotta e gli obiettivi sono tutti interni al Paese. 

La conferma arriva dall’attacco, senza conseguenze per le persone, avvenuto lo scorso 10 luglio in un centro commerciale della periferia di Jakarta. Un ordigno artigianale è esploso all’Alam Sutera Shopping Mall, situato nel distretto di Tangerang. Il centro era affollato di persone, come spesso avviene in questi giorni che precedono il grande esodo, ma la bomba ha provocato solo danni lievi alla struttura, senza causare morti o feriti. 

Tuttavia, l’attacco terrorista ha minato l’atmosfera di festa per l’imminente fine del ramadan quando la gente è solita affollare mercati e shopping mall per cenare o fare acquisti. 

Il gen. Tito Karnavian, ispettore capo della polizia di Jakarta, ritiene che l’attentato sia opera di gruppi estremisti islamici locali; i sospetti convergono su piccole fazioni, che si ispirano alle imprese - e ai proclami - dello Stato islamico, con cellule attive anche in Indonesia. Il movimento jihadista ha invitato a colpire durante il mese sacro di ramadan e, secondo gli inquirenti, l’esplosione al centro commerciale è da inserire all’intero di questo contesto.

Vi è la concreta possibilità, ha aggiunto il gen. Karnavian, che l’attacco sia legato all’invito lanciato al portavoce dello SI Muhammad Al-Adnani, che ha esortato tutti i combattenti del jihad “a compiere missioni nel mese sacro” di digiuno e preghiera. L’alto ufficiale parla di cellule attive nel Paese, che potrebbero colpire come avvenuto nelle scorse settimane in Tunisia, Kuwait e Francia. “Stiamo monitorando la loro presenza - avverte - e tutte le possibilità sono oggetto di indagine”. 

Il generale precisa un altro elemento significativo: tutti i recenti attacchi hanno interessato centri commerciali e altri luoghi frequentati in maggioranza da cittadini indonesiani. Rispetto al passato, dunque, la lotta promossa da cellule legate allo Stato islamico colpisce prima di tutto “i nostri concittadini”, e di riflesso anche gli stranieri.  

Del resto come riferito in passato da AsiaNews, movimenti fondamentalisti e leader islamici locali hanno trovato ispirazione nelle gesta dei combattenti sunniti e intendono sostenere la lotta per la creazione del Califfato islamico, che ormai si è esteso anche all'Asia. Cellule estremiste e membri attivi nel reclutamento sono presenti tanto in Indonesia, il Paese musulmano più popoloso al mondo, quanto nella vicina Malaysia; i suoi membri sono già operativi sul territorio nella preparazione di attentati e attacchi mirati contro pub, disco e birrerie "sognando il califfato islamico.

Finora non vi sono dati ufficiali sul numero di cittadini di nazionalità indonesiana che hanno deciso di arruolarsi fra le fila dei jihadisti in Siria e Iraq; tuttavia, secondo alcune stime fornite dalla polizia vi sono decine di persone che oggi combattono per i terroristi, la maggior parte dei quali sono "ex detenuti e criminali".

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