28/05/2015, 00.00
INDIA
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India: promesse e realtà del governo nazionalista di Modi (un anno dopo)

di Nirmala Carvalho
Wada Na Todo Abhiyan (Wnta), rete di oltre 400 organizzazioni volontarie sparse in tutto il Paese, ha steso un rapporto sui primi 12 mesi di governo della National Democratic Alliance (Nda). Tante campagne e programmi di sviluppo lanciati, ma pochi effetti sulla popolazione. Preoccupano i tagli all’istruzione e alla sanità, settori cruciali per il futuro delle nuove generazioni. In aumento le violenze contro le minoranze religiose e sociali.

Mumbai (AsiaNews) – La colonia Janata Mazdoor a East Delhi, appena 18 km da Connaught Place – il centro finanziario della capitale –, è una fogna a cielo aperto. Non ha servizi igienici, impianti per lo smaltimento di rifiuti, allacci elettrici. Sono per lo più baracche di fango e lamiere arrugginite (Juggi Jhopdi), abitate da 200mila persone che lavorano come domestici, operai, tiratori di risciò. Non c’è traccia del governo in questa colonia. La popolazione dell’insediamento non sembra giovare di campagne come Swachh Bharat Abhiyan (Clean India, “Pulisci l’India”) o Beti Bachao, Beti Padhao (“Salva la bambina, educa la bambina”).

Ne è convinto Paul Divakar, coordinatore di Wada Na Todo Abhiyan (Wnta), rete di oltre 400 organizzazioni volontarie sparse in tutto il Paese. Il 24 maggio scorso ha presentato un “rapporto dei cittadini” sul primo anno del governo targato National Democratic Alliance (Nda), la coalizione guidata dal partito della destra nazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp). Intitolato One Year of the NDA Government 2015 – Promises and Reality, il documento analizza l’impatto delle politiche attuate finora dall’esecutivo del Primo ministro Narendra Modi sulle comunità più povere e vulnerabili dell’India.

Gli autori del rapporto – tra cui figura anche il noto attivista cattolico John Dayal – hanno raggiunto e intervistato quei cittadini che vivono ai margini (geografici e non solo) della nazione e che, per questo, spesso non figurano nelle indagini ufficiali. Tra le comunità intervistate vi sono dalit, tribali, musulmani e altre minoranze; poveri delle città e lavoratori non organizzati.

Promettendo di “rompere” con il passato ed emendare gli “errori” dei precedenti governi, sia in campagna elettorale che in questi 12 mesi Modi ha ripetuto che Achhe din nanne wale hain, “Giorni buoni sono in arrivo”. Tuttavia, il rapporto nota che “per i bambini, che rappresentano il 39 per cento della popolazione, questi ‘giorni buoni’ appaiono ancora molto lontani”. Con i tagli al bilancio del ministero per lo Sviluppo delle donne e del bambino e nei settori educativo e sanitario, sarà quasi impossibile garantire alle future generazioni il diritto all’istruzione e l’accesso alle cure minime.

Il documento sottolinea che, nelle prime settimane del nuovo governo, sono avvenuti 113 episodi di violenza di natura etnico-religiosa in varie zone del Paese. A maggio e giugno 2014, 15 persone sono state uccise e 318 ferite. Tra il 26 maggio 2014 e il 13 maggio 2015 vi sono stati 43 morti in oltre 600 casi di violenza: 194 contro la comunità cristiana, tutti gli altri contro quella islamica.

Radicali indù hanno vandalizzato decine di chiese e preso di mira i musulmani. L’invito del Primo ministro alla tolleranza religiosa e all’armonia, nota Wnta, “deve ancora superare il test”. La popolazione dalit (fuoricasta) dichiara di sentirsi insicura. Datta Patil, coordinatrice di Wnta, sottolinea: “Apprezziamo la dichiarazione del premier su una moratoria per la violenza religiosa. Tuttavia, questo non sembra riflettersi nella pratica. Dovrebbe esserci tolleranza zero sulla violenza contro le minoranze religiose e sociali”.

Con la campagna Make in India, il Primo ministro si sta dedicando ad attrarre investimenti stranieri nel Paese, in modo particolare durante i suoi viaggi all’estero (su tutti Stati Uniti, Giappone, Cina). Resta però la domanda se questi investimenti produrranno impiego tra i giovani indiani, o se porteranno solo a un trasferimento di terreni dalla popolazione alle grandi multinazionali, causando – tra l’altro – danni irreparabili all’ambiente. La velocità e la determinazione con cui il governo sta spingendo per approvare gli emendamenti alla legge sull’acquisizione dei terreni, rafforza soltanto la preoccupazione.

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