India, leader cristiano: Grazie a Obama, che ha difeso la nostra libertà religiosa
Delhi (AsiaNews) - "Esprimiamo profonda gratitudine al presidente Barack Obama per aver parlato a sostegno della libertà religiosa, prevista dall'art. 25 della Costituzione indiana, e ricordato che non sono ammissibili le violenze contro un particolare gruppo, a causa della sua fede". È quanto sottolinea ad AsiaNews l'attivista cristiano Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), commentando la visita del presidente statunitense in India dei giorni scorsi. Prima di lasciare il Paese alla volta dell'Arabia saudita, per il primo incontro ufficiale con il nuovo re Salman bin Abdul Aziz, l'inquilino della Casa Bianca ha lanciato un forte messaggio contro l'estremismo di matrice confessionale.
Obama ha auspicato una sempre maggiore tolleranza fra persone di fede diversa, sottolineando che il futuro dell'India potrà essere di successo solo se non emergeranno divisioni "di matrice confessionale". Ciascuno di noi, ha proseguito Obama, ha il diritto di "professare la fede che vuole", oppure "di non praticarne alcuna", e nel farlo "non deve essere vittima di persecuzioni, paure o discriminazioni".
Nel suo discorso di 35 minuti, davanti a una platea selezionata di circa 1500 persone (il primo intervento senza nessun leader indiano al fianco) al Siri Fort Auditorium, il presidente Usa ha fatto riferimento alla tolleranza religiosa ricordando che India e Stati Uniti accolgono indù, cristiani, musulmani sikh ed ebrei. Obama ha quindi citato il Mahatma Gandhi, secondo cui le diverse religioni sono "bei fiori" di un unico giardino e rami "di uno stesso, maestoso, albero".
Infine, egli ha ricordato l'art. 25 della Costituzione indiana che garantisce - come la stessa Carta degli Stati Uniti - il principio indissolubile della libertà religiosa; il diritto di praticare il culto, una "libertà inviolabile", deve essere "garantito dal governo ed è responsabilità di ciascun individuo".
Commentando le parole di Obama, l'attivista cristiano Sajan K George evidenzia "il riferimento specifico" del presidente Usa "all'art. 25 della Costituzione" e l'importanza data "al rispetto delle garanzie costituzionali", fra cui "la libertà di coscienza". Il presidente di Gcic parla di una "macchia" nelle "credenziali laiche" dell'India, rappresentata dai movimenti estremisti indù Hhp e Rss, "entrambi associati all'attuale governo" guidato dal Bharatiya Janata Party (Bjp). "Essi si sono resi protagonisti - ricorda - di regolari, ripetuti e immotivati attacchi contro la minoranza cristiana".
Il Gcic accoglie con favore gli accordi economici e di cooperazione fra Delhi e Washington, ma sottolinea anche la necessità di rispettare i diritti costituzionali che l'estrema destra indiana sembra spesso violare, in particolare quando si parla di diritti dei cristiani. "L'India sta diventando una potenza economia mondiale - avverte Sajan K George - ma deve al contempo contenere le violenze di matrice confessionale". Non è un problema che riguarda solo i cristiani, conclude l'attivista ma "ogni cittadino dell'India", una nazione che si professa "laica". "Solo se saranno rispettati la libertà religiosa e i diritti umani, l'India sarà a pieno titolo un membro della civiltà globale".