Inchiesta sul Covid: Pechino ostacola gli investigatori dell’Oms
Gli esperti Usa vogliono intervistare il personale medico di Wuhan e la condivisione di tutti i dati scientifici. Spariti dal web 300 studi legati all’istituto di virologia sospettato di essere l’epicentro della pandemia. Gruppo indipendente: Ritardi ingiustificati da Oms e Cina.
Pechino (AsiaNews) – La Cina ostacola l’indagine internazionale sulle origini della pandemia. Lo ha denunciato ieri Garrett Grigsby, capo della delegazione Usa nel team investigativo dell’Organizzazione mondiale della sanità. Egli ha chiesto al governo cinese di permettere agli esperti dell’Oms di intervistare a Wuhan pazienti contagiati dal Covid-19, infermieri e tecnici di laboratorio. Il team sanitario si trova dal 14 gennaio nella capitale dell’Hubei – dove il coronavirus è apparso la prima volta – per condurre l’inchiesta.
La missione è stata decisa in maggio dall’Assemblea dell’Oms. La Cina l’ha boicottata per mesi, soprattutto riguardo alla formazione della squadra di esperti. I membri del team si trovano ora in quarantena; al momento essi possono solo confrontarsi in teleconferenza con i colleghi cinesi, che hanno condotto la prima parte della ricerca.
Grigsby ha domandato che Pechino condivida tutti i dati scientifici sui campioni umani, animali e ambientali presi dal mercato di Wuhan, dove si suppone il morbo si sia diffuso. Washington ha criticato i termini dell’inchiesta e invoca più trasparenza da parte dei cinesi.
Molti analisti dubitano che governo cinese collaborerà appieno con gli esperti Oms. Secondo i media britannici, Pechino ha cancellato ad esempio dal web 300 studi legati alle attività condotte nell’Istituto di virologia di Wuhan, sospettato di essere l’epicentro della pandemia.
Gli investigatori australiani hanno fatto le stesse richieste dei colleghi statunitensi: in risposta, le autorità sanitarie cinesi hanno invitato le controparti a non “politicizzare” la missione.
Mike Ryan, capo dell’Unità di emergenza dell’Oms, ha già dichiarato che sarà difficile ottenere risultati concreti dall’indagine. Sin dallo scoppio della pandemia tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, l’Oms è stata spesso accusata di coprire la Cina, colpevole secondo molti Paesi di aver mentito sul diffondersi del coronavirus. Il presidente Usa Donald Trump ha dato al direttore dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus del “ pupazzo” nelle mani di Pechino. Egli avrebbe collaborato con le autorità cinesi nel corprire e ritardare la dichiarazione sulla trasmissibilità da uomo a uomo del virus e sulla dichiarazione di emergenza mondiale, accettando che i propri esperti non andassero a Wuhan all’inizio della crisi sanitaria.
Un gruppo di osservatori indipendenti istituito dall’Oms per valutare la gestione della pandemia ha rivolto all’organizzazione – e alla Cina – le stesse critiche. Guidati dall’ex premier neozelandese Helen Clark e dall’ex presidente liberiana Ellen Johnson Sirleaf, hanno denunciato ieri l’operato di Tedros e di Pechino. Secondo loro, per contenere la pandemia i cinesi avrebbero dovuto assumere misure di sanità pubblica già in gennaio dello scorso anno; l’Oms avrebbe dovuto invece dichiarare l’emergenza internazionale prima del 30 gennaio. Alla luce dei ritardi e delle mancanze riscontrate, il team di osservatori invoca una riforma dell’organizzazione.
15/04/2020 11:53