In forte rialzo la borsa di Shanghai; ma c’è peste e disoccupazione
Ieri la borsa è salita a +5,71: un balzo del 25,29% dal marzo scorso. Questi rialzi sono frutto della facilitò nel trovare liquidità. Allarme per peste bubbonica nella Mongolia Interna: lockdown parziale per la città di Bayan Nur. A causa della chiusura di molte ditte durante la pandemia, si sono persi almeno 80 milioni di posti di lavoro, senza contare le vite degli oltre 300 milioni di migranti, che non entrano nelle statistiche ufficiali.
Shanghai (AsiaNews) – A guardare gli indici della borsa di Shanghai, l’economia cinese sta recuperando dopo la caduta dovuta alla pandemia da Covid-19. Quest’oggi alle 15 l’indice della borsa della magalopoli era a + 0,37%, ma ieri aveva segnato un record di +5.71%, la chiusura più alta dal febbraio scorso. Inoltre, l’indice sembra essere salito del 25,29% rispetto al punto più basso raggiunto durante il lockdown, il 23 marzo scorso.
Secondo gli analisti, questi scossoni al rialzo sono dovuti alle facilitazioni imposte dal governo nei prestiti delle banche. La scorsa settimana la Banca popolare della Cina ha abbassato di 25 punti base il tasso del denaro proprio per iniettare liquidità nel mercato finanziario.
La liquidità è così abbondante che – secondo Caixin – fra Shanghai e Shenzhen ieri sono stati fatturati circa 1570 miliardi di yuan (198,12 miliardi di euro).
Ieri vi è stata un’altra buona notizia: a Pechino non si è registrato nessun nuovo contagio da coronavirus e in tutto il Paese vi sono stati solo 8 nuovi casi.
Ma vi sono anche alcune brutte notizie. La prima è che da due giorni, nella Mongolia Interna è stato lanciato l’allarme per un caso di peste bubbonica, scoperto su un allevatore. La Commissione sanitaria di Bayan Nur ha ordinato ai residenti della città di circa mezzo milione di persone di fermare la caccia, non scuoiare animali, non trasportare roditori e altri animali che fungono da mezzo di contagio. La popolazione deve anche avvertire se qualcuno ha febbri inusuali, e se si incontrano marmotte morte.
Lo scorso novembre quattro persone sono state infettate: due di peste bubbonica; due di peste polmonare. Queste quattro sono sopravvissute, ma un malato del Gansu è morto di peste polmonare.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, la peste – che viene trasportata da punture di mosche e roditori – uccide dal 30 al 60% degli infetti.
L’altra brutta notizia è la disoccupazione crescente. A causa della pandemia molte piccole e medie imprese sono andate in fallimento; almeno 63 milioni di esse rischiano la chiusura.
Secondo le ultime cifre disponibili di UBS Securities, per effetto della pandemia sono stati persi 80 milioni di posti di lavoro nei servizi, nell’industria e nelle costruzioni. Per Zhongtai Securities, il tasso di disoccupazione in Cina è al 20,5%, con circa 70 milioni di posti di lavoro perduti solo a causa del coronavirus; le stime ufficiali parlano di un 5,9% di disoccupati. L’Economist Intelligence Unit ha stimato invece che 250 milioni di lavoratori cinesi perderanno tra il 10 e il 50% dei loro guadagni.
Le statistiche non tengono conto degli oltre 300 milioni di lavoratori migranti. Diverse decine di milioni, ritornati dalle campagne nelle città per lavorare, hanno trovato chiusa la loro fabbrica.
03/08/2020 08:44
23/03/2020 08:59