Il presidente birmano concede la grazia a 56 detenuti politici
Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Il presidente birmano ha concesso la grazia a 56 prigionieri politici; la decisione è stata annunciata ieri e, secondo gli esperti, rappresenta un segnale ulteriore di distensione e riforme in vista del summit regionale Asean. Il governo guidato da Thein Sein si appresta inoltre a intavolare importanti trattative con il gruppo etnico Kachin - nord del Myanmar, al confine con la Cina - da due anni teatro di una sanguinosa guerra che ha causato decine di vittime anche fra i civili. Il capo di Stato ha ordinato il loro rilascio - iniziato ieri e che proseguirà anche nei prossimi giorni - alla vigilia di un importante incontro in Brunei, al quale parteciperanno i principali leader del Paesi del Sud-est asiatico e della regione Pacifico. Nell'occasione, il governo birmano è chiamato a rispondere di nodi importanti tuttora irrisolti, fra i quali le violenze confessionali nello Stato occidentale di Rakhine contro la minoranza musulmana Rohingya.
Più volte anche in passato, la liberazione di detenuti politici o prigionieri di coscienza è coincisa con importanti eventi sul piano internazionale. Una modalità utilizzata dal governo di Naypyidaw per sottolineare la genuinità del cammino di riforme e di democratizzazione dello Stato avviata nel 2011 con la fine della decennale dittatura militare.
Ai tempi del regime, nelle carceri birmane vi erano centinaia di detenuti politici fra cui il Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, che oggi siede in Parlamento. Ye Aung, membro del comitato di verifica sui prigionieri politici, riferisce che tra le persone rilasciate vi sono anche diversi membri appartenenti alle minoranze etniche, come i Kachin. E proprio ieri ha preso il via la nuova tornata di incontri fra emissari del governo e ufficiali del Kachin Indipendence Army (Kia), il braccio armato del movimento politico Kachin Indipendence Organization (Kio).
Nel novembre 2010 le prime elezioni politiche in due decenni hanno segnato il primo, flebile cambiamento nel solco di una maggiore democratizzazione del Myanmar. All'indomani del voto, la giunta ha disposto la liberazione di Aung San Suu Kyi per la scadenza dei termini degli arresti domiciliari. Nei mesi successivi è avvenuto il passaggio dal regime militare al governo civile guidato dal presidente "riformista" Thein Sein, ed eletto da un Parlamento in cui l'esercito resta pur sempre il padrone assoluto (il 25% dei seggi sono riservati ai vertici militari).
Le elezioni suppletive dell'aprile 2012 hanno segnato l'ingresso nell'Assemblea della leader dell'opposizione, insieme ad altri 42 esponenti della Lega nazionale per la democrazia (Nld); intanto l'esecutivo, su indicazione del capo di Stato, ha più volte concesso la grazia o provvedimenti di amnistia a centinaia di prigionieri politici; una scelta che ha spinto Stati Uniti e Unione europea a rimuovere gran parte delle sanzioni economiche e commerciali al Myanmar, in vigore da decenni. Entro la fine dell'anno il presidente Thein Sein ha annunciato il rilascio "di tutti i prigionieri politici".