Il premier Li esce dall’ombra di Xi Jinping e lancia l’allarme sull’economia
La Cina rischia di fallire gli obiettivi di crescita fissati dal governo. Situazione economica attuale peggiore di quella del 2020, a inizio pandemia. Li chiamato a risolvere i problemi economici creati dalle politiche di Xi. Da qui al Congresso del Partito comunista in autunno sarà lotta politica tra le fazioni dei due leader.
Pechino (AsiaNews) – Il premier Li Keqiang ha lanciato l’allarme sullo stato dell’economia in Cina, rivelando che quest’anno il Paese rischia di non raggiungere l’obiettivo di crescita economica fissato dal governo al 5,5%. Parlando ieri a un incontro di emergenza con le autorità locali, le imprese di Stato e gli istituti finanziari, Li ha ammesso che a causa del Covid-19, con i lockdown imposti per contenerlo, la situazione economica attuale è peggiore di quella avuta nel 2020, quando la pandemia è scoppiata.
Li ha esortato i 100mila dirigenti locali presenti al meeting ad adottare qualsiasi misura per stabilizzare l’economia e favorire l’occupazione. Analisti osservano che i suoi margini di manovra per imprimere un cambio di direzione sono però ristretti. Ogni azione del governo deve essere assunta nel rispetto della politica “zero-Covid” del presidente Xi Jinping, considerata da molti esperti troppo stringente e un freno eccessivo alla crescita economica. Secondo le previsioni di Bloomberg, quest’anno il Pil cinese vedrà un aumento del 4,5%, lontano da quanto calcolato dalla leadership di Pechino.
Il mancato superamento della crisi pandemica e un andamento negativo dell’economia rappresenterebbero un problema politico per Xi, che al 20° Congresso del Partito comunista cinese – previsto in autunno – dovrebbe ottenere un terzo, storico mandato al potere. Li è impegnato a evitare una caduta economica del Paese; paradossalmente, però, una cattiva performance dell’economia cinese potrebbe favorire politicamente il premier e la sua fazione all’interno del Partito (la Gioventù comunista).
Da quando è entrato in carica nel marzo 2013, Xi ha accentrato ogni potere decisionale, anche in ambito economico, che per tradizione è appannaggio del primo ministro. Finora Li ha avuto in larga parte un ruolo secondario: scelte discutibili prese da Xi, come quelle sulla lotta alla pandemia, sul controllo delle imprese tecnologiche e sulle restrizioni ai giganti immobiliari lo hanno riportato però alla ribalta: come osservano diversi analisti, molti leader del Partito pensano che il premier debba avere più voce in capitolo per risolvere i problemi economici del Paese.
Il “ritorno” politico di Li ha una data precisa: il 25 aprile: il Quotidiano del popolo, voce ufficiale del Partito, ha pubblicato un lunghissimo intervento del premier a una conferenza: 10mila caratteri, uno spazio che di solito è riconosciuto solo a Xi. Nel testo ci sono tutti gli elementi della “Likonomics”, il termine usato per la politica economica di Li, accantonata da Xi all’inizio del suo mandato.
Il primo ministro vuole il ritorno a un approccio economico più in linea con il libero mercato. Nel discorso del 25 aprile egli invoca misure per ricostruire l’economia, il rispetto dei meccanismi di mercato, azioni a sostegno delle piccole e media imprese e dell’occupazione, e una riduzione del carico fiscale. Su quest’ultimo punto, Li ha già assunto l’iniziativa: il 23 maggio il governo ha approvato un pacchetto di 33 interventi economici, tra cui spiccano ulteriori tagli fiscali per 140 miliardi di yuan (21 miliardi di dollari).
Xi e si suoi uomini vorrebbero frenare l’attivismo di Li, soprattutto limitando l’influenza della Gioventù comunista. Il premier ha già annunciato che si ritirerà alla scadenza del suo mandato la prossima primavera. Come sottolineato però da Nikkei Asia, in caso di eventuali passi falsi di Xi egli potrebbe assumere lo stesso un ruolo di rilievo all’interno del Partito, in una sorta di coabitazione con l’attuale leader supremo.
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